Nikos Aliagas non ha potuto trattenere le lacrime davanti alle immagini di suo padre rinvenute da Aurélie Casse nel C il settimanalequesto sabato, 11 gennaio. Morto nel 2017, Andreas Aliagas ha trasmesso grandi valori al figlio.
È uno dei presentatori della PAF più famosi. Da più di 20 anni, Nikos Aliagas scandisce il nostro anno televisivo. Al timone del Accademia delle StelleDi La Voce ma anche altre trasmissioni occasionali su TF1, non si ferma mai. Questo sabato 11 gennaio è stato invitato a France 5 in C il settimanale. Aurélie Casse lo ha sorpreso mostrandogli le immagini d’archivio della televisione greca. La sequenza risale al 2003. Successivamente è stato dedicato un programma speciale a Nikos e a suo padre. “Nikos ha un problema, non gli ho mai detto che ti amo. Lo amo più di ogni altra cosa e sono orgoglioso di lui.” Andreas Aliagas si è poi confidato con il figlio, in diretta televisiva. 22 anni dopo, e nonostante sia morto nel 2017, Nikos piange ancora nel vedere suo padre tradirsi in questo modo. Ci sono voluti alcuni secondi perché le lacrime passassero.
Il padre di Nikos Aliagas è venuto in Francia per costruirsi una vita migliore
Nikos ha poi voluto raccontare parte della storia di suo padre e del suo arrivo in Francia. “A volte mi dico: se questo ragazzo non fosse partito dal suo paese con una piccola valigia per arrivare alla Gare de Lyon senza niente, per ricominciare la sua vita perché è figlio della guerra civile, della dittatura… Dorme su una panchina la prima notte. Voleva una vita migliore, ci ha insegnato ad amare visceralmente la Francia, ma anche a non dimenticare le nostre radici. Puoi fare entrambe le cose, l’una non esclude l’altra. E gli devo molto.” Nikos ora divide la sua vita tra i televisori in Francia e la famiglia in Grecia, da dove viene anche sua moglie.
Nikos Aliagas è convinto che suo padre continui a guidarlo
Sul suo defunto padre, Nikos Aliagas ha detto: “Mi manca. Ma ehi, questo è l’ordine delle cose. Quando perdi un genitore è difficile ma hai i tuoi figli, li guardi negli occhi. Cerchiamo di essere migliori. Non è una vittoria tutti i giorni. Mi manca ma allo stesso tempo è in me, come una vocina, come una coscienza, come uno sguardo protettivo. E quando ci sono momenti in cui siamo un po’ storditi, diciamo a noi stessi: ‘Cosa devo fare? Devo andare a destra o a sinistra?’ C’è il suo sguardo che dice: ‘Non importa, ma fatelo bene!'”
Articolo scritto in collaborazione con 6Médias