Di Joel Pütz | Giornalista sportivo
Leggenda assoluta degli anni 2000, Kevin Garnett ha combattuto più volte contro la dinastia degli Spurs. E ricordava soprattutto il livello di gioco di un certo Manu Ginobili, come ha raccontato nel suo podcast.
A volte capita semplicemente di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. In un certo senso, questo riassume i primi anni di Kevin Garnett nell'NBA. Il primo interno è stato sicuramente un successo individualmente con i Timberwolves, essendo stato anche eletto MVP nel 2004, ma il franchise nel suo insieme era spesso troppo debole per affrontare i colossi della Western Conference all'inizio degli anni 2000.
Pensiamo ovviamente ai Lakers che hanno segnato una tripletta tra il 2000 e il 2002, ma anche agli Spurs che erano clienti ricorrenti nei playoff. Valeva ancora più la pena guardare gli scontri tra KG e i texani in quanto ci furono battaglie impressionanti con un certo Tim Duncan, la più grande ala potente della storia. Ma non è stato l'unico membro della squadra di San Antonio ad avere allucinazioni sulla superstar.
Kevin Garnett stupito dal livello di Manu Ginobili
Accanto al Big Fundamental, abbiamo trovato i suoi famosi accoliti di una vita, Tony Parker e Manu Ginobili. Il secondo è quello che ha catturato l'attenzione di Garnett più recentemente nel suo podcast, con quest'ultimo che si è detto impressionato dalla sua capacità di far impazzire le difese con la sua qualità nei passaggi e la sua portata tecnica:
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Manu Ginobili con i suoi capelli lunghi, poteva spezzare il pick and roll passandogli la palla dietro la schiena, poi ti dava un eurostep a tutta velocità. Non sapevi mai da che parte avrebbe scelto, se avessi fatto la scelta sbagliata ti avrebbe schiacciato, boom! “Chi cazzo è quello?” » Poi è tornato nella sua metà campo arringando tutti, agitando i capelli come se fosse Rico Suave.
A volte chiamava i ragazzi in spagnolo, non sapevi cosa dicevano! Poteva fare un passaggio rimbalzato a tutto campo, la palla è passata attraverso nove giocatori ed è finita nelle mani di Tim Duncan e al bastardo non restava che fare un layup. Cavolo, il suo repertorio tecnico era pazzesco.
Che fosse titolare o sostituto, El Manu era davvero capace di causare miseria a chiunque in campo, il suo profilo mancino era ancora più complicato da gestire per i difensori avversari. La sua stagione 2007-2008 con più di 19 punti a partita dalla panchina, accompagnata dal titolo di Sesto Uomo dell'Anno, lo ha illustrato perfettamente: nessuno poteva fermare l'argentino perché sapeva essere così creativo.
Manu Ginobili rimane ancora oggi uno dei più grandi geni offensivi della storia del basket, soprattutto durante la sua giovinezza, quando i suoi capelli erano ancora presenti. Kevin Garnett non dimenticherà presto quest'epoca!
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