Ex regina dei social network e personalità più seguita su Snapchat in FranciaPoupette Kenza oggi conosce una realtà completamente diversa.
Conosciuta per la sua influenza e popolarità, la giovane donna ha visto la sua vita sconvolta lo scorso luglio quando è stata arrestata dalla polizia.
Poupette Kenza confessa tutto
Kenza Benchrif, il suo vero nome, è accusata di aver commesso ha assunto uno scagnozzo per estorcere denaro a un ex amico e agente.
La madre avrebbe voluto recuperare una notevole somma di denaro, e non avrebbe esitato a ricorrere a metodi illegali per riuscirci.
Dopo il suo arresto, Poupette è stata posta in custodia di polizia e poi incarcerata nella prigione di Rouen. Tuttavia, dopo diverse settimane dietro le sbarre, è stata finalmente rilasciata.
Secondo il parigino, anche lei avrebbe ammesso i fatti, durante un nuovo interrogatorio avvenuto il 18 ottobre.
“Sono stato io a scrivere questi messaggi, non Allan”, avrebbe dichiarato, ammettendo così di aver mentito apertamente.
Secondo lei, suo marito le avrebbe chiesto di biasimarlo in caso di problemi, dicendo:sacrificioUn gesto tanto più significativo dato che al momento della sua incarcerazione era incinta di sei mesi.
141 messaggi scoperti
Come promemoria, l'indagine ha rivelato elementi schiaccianti: dal telefono di Poupette sono stati estratti ben 141 messaggi scambiati con lo scagnozzo ingaggiato per ricattare la sua ex amica.
L’influencer avrebbe anche chiarito che”la missione di recupero del denaro doveva sfociare in un semplice “sciopero di pressione”, senza alcuna violenza“. “Ho sempre detto che non dovresti abusarne“, avrebbe assicurato al giudice”.L'idea era impressionarli“.
Purtroppo le istruzioni di Poupette Kenza non furono seguite alla lettera. Lo scagnozzo, soprannominato Hulk, decise di andare ben oltre ciò che gli veniva chiesto, inventando una storia del tutto folle.
La signora Benchrif non ha né pilotato né convalidato l'operazione così come è stata eseguita
“Si parlava del fatto che bisognava fare una cosa equilibrata, abbastanza da permettermi di restituirmi i soldi ma non così tanto da non sporgere denuncia.“, aggiunse la giovane madre.”Mi diceva sempre: prenditi cura dei tuoi figli, al resto ci penso io“.
Tuttavia, i messaggi scambiati con l’individuo sembrano dimostrare che Kenza è molto più coinvolta di quanto sia disposta ad ammettere.
Il suo avvocato, Me Jérémy Kalfon, è categorico: “La signora Benchrif non ha né pilotato né convalidato l'operazione così come è stata eseguita. Se lei riconosce di aver accettato la proposta di servizio che le è stata fatta, non si è mai trattato di atti penalmente riprovevoli. All'epoca dei fatti si trovava a livello personale isolata e in un profondo disagio, che senza dubbio le fece perdere ogni lucidità. L'obiettivo era dimostrare che Madame Benchrif aveva dei contatti e che non avrebbe rinunciato alla questione. Quell'uomo aveva sempre la stessa parola sulla bocca: dobbiamo perseguitarli“.
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