Il ritratto
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Amante della musica e militarista di sinistra, l'onnipresente attore con un debole per i personaggi rudi è protagonista del film “En fanfare”.
Un sondaggio sulle dita bagnate, effettuato tra coetanei, conferma ciò che sospettavamo fortemente: se quasi tutta la popolazione francese afferma di conoscere il volto di Pierre Lottin, la percentuale di risposte affermative cala drasticamente, dal momento che si tratta di mettere un nome Esso. “Non mi dà nessun problema” pone l'interessato, probabilmente sincero, sulla soglia dello scambio. “Avere un lavoro che può già facilmente farti impazzire, lo vedo anche come un modo per restare con i piedi per terra, per risparmiare un po’ per la vita reale”.
Una constatazione preliminare che, però, merita senza dubbio di essere sfumata, poiché, da una figurazione più o meno perfezionata in un terzo o secondo ruolo significativo, l'attore comincia a vedere il suo nome scritto in maiuscolo sui manifesti. Quindi, tredici anni dopo il decollo del franchise Tuche – un successo di maousse che, in Wilfried, il figlio maggiore e dotato di Jean-Paul Rouve, gli ha permesso di conservare “un bel po’ di autoironia e soldi” – era così, sugli schermi all’inizio di ottobre, in Quando arriva l'autunno. Un dramma provinciale di François Ozon in cui il nostro uomo interpretava un ragazzo uscito di prigione che stava per cacciarsi nuovamente nei guai senza saperlo di sua spontanea volontà. E fallo di nuovo questa settimana con
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