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Madelaine, una bambina che ha la rivolta radicata nel suo corpo al punto da sconvolgere i più rassegnati

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Intervista a Cécile Coulon per “Il linguaggio delle cose nascoste”

Raccontata per la prima volta in prima persona da un certo Bran, la storia ci immerge in un tempo indeterminato, forse nel Medioevo, prevalentemente in due famiglie contadine, in un entroterra dove le condizioni di vita sono dure. Viviamo lì secondo il ritmo delle stagioni, che non sempre vengono rispettate. Quindi, proprio mentre arriva la primavera e i boccioli sbocciano, può verificarsi il gelo e tutto deve essere rifatto. Nel villaggio di La Faye non c’è abbastanza da mangiare, al punto che topi, topi campagnoli e perfino gatti talvolta servono come palliativi. E cosa mettiamo nel brodo per addensarlo: “Le donne mescolano la segatura con le ultime zuppe di fagioli”.

Ambre e Aelis sono gemelle che volevano continuare a vivere una accanto all’altra dopo il matrimonio. Uno con Léon, l’altro con Eugène. Uno non aveva figli, l’altro ne aveva cinque, due dei quali morirono.

Senza legge

Il villaggio di La Faye fa parte del dominio degli Ambroisie, i signori. C’è il padre, ma soprattutto il figlio. Meglio non incrociare il suo cammino, senza fede né legge.

Intervista a Marie-Hélène Lafon

In questa regione remota, il minimo rumore suscita paura. Una sera, Rose, la vecchia aggiustaossa, avverte una presenza. Afferrò un forcone, pronta a difendersi. Ma ciò che scopre nell’oscurità è una bambina, una ragazza affamata. “Questi piccoli che si sono ritrovati per le strade o nelle foreste dopo che i loro genitori erano morti di carestia”.

Rose se ne occuperà prima di chiedere ad Aelis di adottarla poiché non sa come avere figli. Crescerà insieme ai tre figli di Aelis ed Eugène, Mayeul, Germain, Artaud. “Quando i contadini li vedono da lontano, li chiamano i Quattro.” Vanno a lavorare “insieme” nei campi. “Questo è ciò che è importante.”

Sconvolgere l’ordine delle cose

In questo ambiente rassegnato (“il mondo è brutto e non possiamo farci niente”), colei che si chiamerà Madelaine ha la rivolta ancorata nel suo corpo infantile. Sconvolgerà l’ordine delle cose. “Madelaine dice: ho fame e lei mangia”. Per fare questo, avrà ucciso un cervo nella terra dei signori. Una prima trasgressione per chi non accetta l’ingiustizia. Altri seguiranno. Poiché Madelaine non ha paura, non si arrende. E’ una ribelle.

Quella Madelaine prima dell’alba sia ambientato nel Medioevo o no, poco importa. La storia presenta persone che lavorano duro tanto quanto personaggi che si aiutano a vicenda. Affronta la questione della sopravvivenza così come quella della paura, unisce gioia e sfortuna. Situato in un mondo di prima, sfida altrettanto il mondo di oggi. Portato dalla penna diabolicamente romantica di Sandrine Collette, offre una serie di riflessioni filosofiche di palese attualità. “Siamo profondamente consapevoli dell’imperfezione del mondo; la terra può essere condivisa equamente, così come la ricchezza, il lavoro e la malattia. Anche l’amore. Ma il mondo non è giusto, non lo è mai stato”. Presenta anche uomini (esseri umani), che, per un motivo o per l’altro, possono rivelare un istinto più animalesco rispetto agli animali stessi. Alcuni passaggi sono anche insopportabili. Dove non è più questione di violenza, ma di crudeltà.

Anche se gli agricoltori lavorano duro, non si arrendono mai. Spinti dalla speranza, qualunque cosa accada.

Madelaine prima dell’alba | Romanzo | Sandrine Collette | JC Lattès, 248 pp., € 20,90, digitale € 10

ESTRARRE

“A volte, quando li prende l’apprensione, corrono alla chiesa, la chiesa che li condanna, perché tutto questo, la fame, il freddo, i raccolti andati a male, tutta la sventura insomma, è perché da loro gli uomini raccolgono ciò che seminano E Madelaine grida silenziosamente che non è vero, lo sa così bene, non c’è legame tra ciò che piantano e ciò che “loro”. ricevono, ci mettono tutto il cuore e il loro cuore è aperto per loro».

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