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Morte di Thomas a Crépol: nove internauti condannati per messaggi incitanti all’odio

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La giustizia ha condannato nove utenti di Internet per aver diffuso messaggi di odio sui social network.

Queste parole sono state trasmesse nel contesto della morte del giovane Thomas a Crépol (Drôme), nel novembre 2023.

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Drôme: lo choc dopo la morte di Thomas, ucciso durante una festa di paese

Utenti di Internet presi dalla legge. Nove persone sono state condannate giovedì 31 ottobre a Parigi a pene che vanno da 500 euro a quattro mesi di carcere, per aver diffuso messaggi di odio nonché nomi e indirizzi di sospettati dopo la morte del giovane Thomas a Crépol (Drôme) nel novembre scorso. 2023.

Sono stati processati in due udienze separate a settembre, dalla 17a sezione del tribunale penale, per provocazione senza effetto a commettere un reato, insulto pubblico dovuto all’origine, divulgazione di dati personali o addirittura minaccia di morte. La maggior parte è stata condannata a multe: 100 giorni di multa di 10 euro (ovvero una multa di 10 euro al giorno per 100 giorni), 800 euro o 1500 euro. Il tribunale penale ha accertato che uno di loro aveva un’alterazione della capacità di giudizio ed è stato condannato a una multa di 500 euro. Diversi dovranno pagare anche qualche centinaio di euro per danni morali alle parti civili.

“Trasgressori del linguaggio”

I loro messaggi erano stati pubblicati su Facebook o da giovani provenienti da fuori villaggio. “Al di là delle condanne emesse, questo processo ci ricorda l’immensa responsabilità dei media e dei politici nel trattamento delle notizie”ha reagito all’AFP Me Marie Cornanguer, avvocato di uno dei condannati, che aveva pubblicato la fotografia di due indagati accompagnata da un’immagine di armi da fuoco con la didascalia “la soluzione”.

Marylène P., una madre casalinga di 53 anni che ha ripubblicato l’elenco degli indirizzi, ammessa all’albo degli avvocati “una grande stronzata” e si è scusato, è stato rilasciato. “Vere teste bianche, da vaccinare direttamente con la pistola”ha scritto Lionel G., camionista di 55 anni, ripubblicando foto e nomi dei sospettati. “I nomi degli assassini che la polizia ha cercato di nascondervi sono ormai noti”scrive Gaël L., 56 anni, riportando l’elenco degli indirizzi dei giovani coinvolti. “Sempre gli stessi profili, svedesi di buona famiglia”ha scherzato Jean-Marie L., 40 anni, titolare di una piccola impresa.

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Durante il processo contro cinque di loro, il 4 settembre, molti sembravano avere difficoltà a capire cosa stessero facendo lì, e le loro spiegazioni rimanevano confuse. La corte ha ricordato loro che le famiglie dei sospettati avevano ricevuto chiamate e lettere minacciose nelle loro case. Per questi il ​​pubblico ministero aveva chiesto condanne che vanno da quattro mesi di detenzione a due mesi di sospensione, nonché corsi di cittadinanza a loro carico “trasgressori del linguaggio”all’altro “fine della catena” dell’indagine – ancora in corso – riguardante la morte di Tommaso.


IN con AFP

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