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Mathieu Bertholet, direttore di Le Poche a Ginevra: “Attraverso Jeff Koons, volevo celebrarmi in modo kitsch e barocco”

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Pubblicato il 4 ottobre 2024 alle 20:45 / Modificato il 5 ottobre 2024 alle 07:24.

E se fosse un autoritratto artistico? Un modo per salutare la compagnia all’inizio della sua ultima stagione alla guida del Le Poche di Ginevra, prima di assumere la direzione del Théâtre du Neumarkt di Zurigo? Con Jeff Koonsdell’autore tedesco Rainald Goetz, Mathieu Bertholet offre un precipitato di ciò che è teatralmente: un arciere della lingua purché scatti e ti sfugga, un cavaliere del disordine quando si tratta di uccidere le imposture, un fondista che sa quel sudore rilascia la gravità.

Figlio Jeff Koonsche confeziona un abito sul suo modello, gli somiglia. Te lo racconta nelle liste, sul tappeto luccicante dove sfilano i suoi performer. Sono passati dieci anni da quando ha preso in mano questo piccolo teatro che ha sempre sognato in grande. Come i suoi predecessori, si affidava alle Scritture di oggi. Ha creato un ensemble di una decina di attori legati contrattualmente all’istituzione – è l’unico ad averlo fatto nella Svizzera romanda. Ha sostenuto l’eco-responsabilità degli artisti, una delle cui traduzioni è il riciclaggio delle decorazioni. È stato criticato per aver parlato troppo velocemente e senza guanti. Rivendica la sua azione.

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