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“Alain Delon è spesso paragonato a un felino. Ma lui si comportava come un San Bernardo.”

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In Alain Delon, una vita alla ricerca, Il giornalista Bernard Pascuito cerca di capire come il Samurai di Melville abbia voluto scrivere la sua leggenda nero su bianco.

Quando Cannes gli conferì la Palma d’onore onoraria nel 2019, Alain Delon disse, con voce commossa, che premiava una carriera cinematografica irreprensibile. Poche settimane dopo la sua morte, il giornalista Bernard Pascuito pubblicò una biografia intitolata Alain Delon, una vita alla ricerca (L’Arcipelago).

In questo saggio sul destino di questo attore che ha lavorato con alcuni dei più brillanti registi del suo tempo, – pensiamo a René Clément (Pieno sole), Luchino Visconti (Rocco e i suoi fratelli), Jean-Pierre Melville (Il Samurai)Giuseppe Losey (Signor Klein) -, l’autore cerca di dipanare la matassa della vita di un uomo paradossale, spesso tormentato. Infatti, ed è ciò che emerge dalla lettura di quest’opera, inconsciamente o coscientemente, Delon che entrerà nel cinema con effrazione o per miracolo, un anno dopo il suo ritorno dalla guerra d’Indocina, inventerà un percorso degno di una sceneggiatura cinematografica.

Leggi ancheÈ morto il mito del cinema Alain Delon

Sulla base in particolare della testimonianza di Jean-François Delon…

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