“Ci hai lasciato”: Henri Leconte perde il suo pilastro, una persona strettamente legata al suo successo

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Il resto dopo l’annuncio

Henri Leconte vanta in totale diciannove titoli ATP, compreso un titolo di doppio al Roland Garros nel 1984 (raggiunse anche la finale di questo prestigioso torneo nel 1988 in singolare, perdendo purtroppo contro Mats Wilander, l’uomo che Yannick Noah aveva battuto quattro anni prima a stesso contesto, diventando così il primo e per il momento ultimo tennista francese a vincere questo Grande Slam). Fu anche una vittoria in Coppa Davis con la squadra francese, all’inizio degli anni ’90, così come una semifinale a Wimbledon nel 1986, anno in cui si classificò quinto al mondo.

Un elenco che non è nemmeno esaustivo… Insomma, avrete capito, Henri Leconte è una vera leggenda del tennis francese. Uno sport di cui si è innamorato grazie a sua madre Laurettecome ha appena spiegato venerdì 29 novembre 2024 tramite un post su Facebook in cui l’ha salutata da quando ci ha lasciato l’altro ieri, all’età di 93 anni. “Mamma, in questo giorno del 26 novembre ci hai lasciato, come desideravi, vicino ai tuoi cari, con dignità. Mi hai trasmesso la tua passione che ho onorato con determinazione, senza mollare. Ti amo per l’eternità.

Henri Leconte padre di quattro figli

Un messaggio molto bello quello di Henri Leconte, che lo ha accompagnato con una foto della donna che lo ha partorito, in cui la vediamo giocare a tennis. Il che dà più senso a quanto ha appena detto questo originario di Lillers, nel Nord-Pas-de-Calais. Tutti nella sua famiglia giocavano a tennis.

Oggi Henri Leconte è in pensione, dal 1996. Ha una relazione con Maria Dowlatshahi e un padre, poiché ha quattro figli. Vale a dire Maxime, Sara-Luna, Marylou e Ulysse. Dalla sua storia con la torera Marie Sara Bourseiller è nata la sua primogenita, e i suoi due figli hanno una cosa divertente in comune: quella di aver partecipato entrambi a Storia segretail famoso reality show presentato in precedenza da Benjamin Castaldi (ruolo poi assunto da Christophe Beaugrand).

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