Claude Lelouch evoca i suoi ricordi, le sue ossessioni e un casting di prim’ordine nel suo ultimo film, “Finalmente”, con Kad Merad quasi il doppio del realista. L’occasione, “finalmente”, per fare il punto con lui sulla sua vita e sulla sua immensa carriera.
Bella passeggiata malinconica quella “Finalmente”! Agrodolce, mai del tutto disperato, cosparso di molteplici riferimenti – allusivi o concreti – alla filmografia emblematica del regista, l’ultimo Claude Lelouch, nelle sale questo mercoledì, racconta il dietrofront di Lino, un avvocato disilluso e stanco, che decide di fuggire da questa vita intraprendendo un viaggio musicale attraverso la Francia.
Questo personaggio, interpretato da Kad Merad, si riferisce ovviamente alle figure classiche dell’universo lelouchiano: Lino Ventura in “La Bonne Année”, Jean-Paul Belmondo in “Itinéraire d’un enfant gâté”, Michel Piccoli in “Viva la Vie” , Johnny Hallyday in “Bastard, we love you!”… Con l’idea di fondo, il desiderio irrefrenabile di scomparire per (ri)trovare meglio se stessi. L’occasione perfetta per proporre a Claude Lelouch un’intervista “Finalmente”.
Infine, Claude Lelouch, questo film sarà l’ultimo?
No perché ne ho già in testa un cinquantaduesimo che potrebbe benissimo intitolarsi: “Finalmente non finirà mai!”
Finalmente, dopo decenni di carriera, la Palma d’Oro, gli Oscar, il César onorario, i successi in giro per il mondo, una nuova retrospettiva alla Cinémathèque Française… Cosa insegue ancora oggi?
Dopo l’inaspettato! Adoro le sorprese. E la vita è il più grande sceneggiatore del mondo… Passiamo la vita a fare le cose per la prima volta, ma c’è un momento in cui le facciamo per l’ultima… Sono arrivato a questa fase dove le prime volte e le ultime i tempi sono confusi. Lo sto inseguendo.
Infine, tra i titoli dei tuoi tanti film – senza tenere conto del film in quanto tale, ma solo del titolo – qual è il tuo preferito?
“Da un film all’altro” (documentario del 2009). Perché ogni film ha inventato quello successivo! Sento di aver realizzato un solo film in 51 episodi. Questo titolo riassume bene le ossessioni che mi attraversano.
Sento di aver realizzato solo un film in 51 episodi
Infine, nel corso della tua esperienza, quale attore o attrice ti ha colpito di più?
Sarebbe disonesto nominarne uno perché sono tutti uguali. È facile, si dirà, ma come paragonare Lino Ventura, Jean-Paul Belmondo, Jean-Louis Trintignant, Kad Merad?… Tutti hanno qualità e difetti che gli altri non hanno ed è questo che li rende affascinanti . È come se mi chiedessi di scegliere tra i miei sette figli che evidentemente adoro: impossibile! È un pareggio… ma non è un pareggio!
Infine, i critici francesi ti sono stati così ostili nel corso della tua carriera?
Ci sono due scuole di critica. Quelli che si interessano al pubblico – e questi sono stati piuttosto carini con me – e un’altra scuola di critici che si interessa… ad altri critici! Critici che scrivono per leggersi. Li ho piuttosto infastiditi, lo ammetto. Senza dubbio perché nei miei film mescolo l’irrazionale e il razionale; ma adorano il razionale.
Infine, è possibile essere un caro amico di Claude Lelouch senza necessariamente apprezzare il suo cinema?
In generale esco con persone con cui condivido cose in comune. Non sono uno che fa partite urlate. A volte ho provato a fare slalom tra tutti i brontolii… L’amicizia è come l’amore: possono esserci finali dolorosi. Succede che gli amici, in un dato momento, speculano; e possiamo davvero arrabbiarci. Non ho regole però. La porta è costantemente aperta. Ho un treno: chi vuole salire è il benvenuto e anche chi vuole scendere è il benvenuto.
Infine, qual è il consiglio più prezioso che ti ha dato tuo padre, al quale eri molto legato?
Mi ha detto di non fidarmi di nessuno. E aveva ragione. È come il tempo: non puoi fidarti, non è stabile. E diffidare di tutti spesso mi ha fatto superare le gocce.
In fondo, le donne e i bambini sono sempre più una seccatura degli amici e del cinema?
Oh sì, certamente! Ed è normale, sono i nostri rompicoglioni preferiti. Ne abbiamo bisogno. I bambini ti chiamano solo quando c’è un’emergenza. Sono un SAMU, sono il quindicesimo! E sono felice di venire in loro aiuto ogni volta che mi chiamano. E inevitabilmente ti chiamano quando le cose vanno male eppure tu sei felice dicendoti: “Ehi, stanno pensando a me!”
Infine Claude Lelouch, e se dovessimo rifarlo?
Cercherei di rimanere fedele a me stesso, al mio istinto; chi è più intelligente di me e chi mi ha sempre portato dove dovevo andare.
“Finalmente”, di Claude Lelouch, con Kad Merad, Elsa Zylberstein, Michel Boujenah, Barbara Pravi… Nelle sale.