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Alla Reggia di Versailles, il corpo a corpo del pittore Guillaume Bresson

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Dovevamo osare esponendo il pittore Guillaume Bresson al Palazzo di Versailles. A 43 anni, questo residente di Tolosa che vive a New York è diventato famoso per le sue scene di violenza urbana. Offrendogli la sua prima retrospettiva (1), Christophe Leribault sceglie di confrontarlo direttamente con i grandi dipinti delle sale africane, commissionati dal re Luigi Filippo a Horace Vernet per esaltare la conquista coloniale. Opere oggi considerate imbarazzanti e spesso nascoste, nonostante siano “non sono indipendenti, crede il presidente del Palazzo di Versaillescon la brutalità degli spazi relegati alle periferie delle città”, rappresentato da Bresson.

Ispirato alla pittura barocca

L’artista ha affrontato questi temi durante gli studi alla Beaux-Arts di Parigi. “Ci sono stati dei disordini nel 2002 a Tolosa, a Parigi nel 2005. Volevo trasporre queste tensioni nella pittura. Ho fotografato i miei amici di Tolosa in movimento, per poi ricomporli sulla tela, come un coreografo. spiega. Un ricordo della breakdance a cui si abbandonava questo artista di graffiti adolescente? Affascinato al Louvre dalla pittura barocca di Poussin e Caravaggio, Guillaume Bresson ne adottò anche le pose eloquenti e i violenti chiaroscuri.

Prestito dal Mudam del Lussemburgo, il suo primo dipinto antisommossa, dipinto in grisaille nel 2006, mostra una folla di persone ai piedi delle sbarre dell’edificio, armate di bombe molotov e manganelli, che ribaltano un’auto in mezzo al fumo. È difficile a Versailles non pensare alle folle rivoluzionarie che invasero il castello nel 1789. Alcuni dettagli – una bandiera brandita, un braccio minaccioso o corpi che si scontrano – si riferiscono direttamente alle battaglie coloniali raffigurate da Vernet.

“Lui mostra il punto di vista del dominante, io quello del dominato, ma è la stessa violenza riprodotta” crede Guillaume Bresson. E se le sue architetture di cemento, sotto pallide luci al neon, contrastano con i paesaggi insolati del Nord Africa, è perché oggi “la violenza viene anche dai luoghi”, sottolinea.

Punti di vista cinematografici

In omaggio al cinema, la sua messa in scena frontale, il suo modo di zoomare talvolta su un incontro corpo a corpo sembra prenderci come testimoni, qui di un faccia a faccia tra due bande rivali, là dell’aggressione di una donna in un parcheggio. Anche quando il pittore si concede colori saturi e una carrellata panoramica per immortalare le strade di Los Angeles o un luna park a Le Tréport, non nasconde nulla dietro le quinte: le tende dei senzatetto sotto le palme, una rissa davanti ai paraurti auto…

Cosa significano i suoi ultimi dipinti dove corpi muscolosi cadono nel cielo, ricordando La caduta dei dannati di Rubens? Un’inversione di tutta questa mascolinità violenta? Da un anno Guillaume Bresson lavora al fianco di a Apoteosi di Sant’Eustachio per la chiesa dedicata a questo santo a Parigi. Tra crollo ed elevazione, due forme di abbandono improvviso…

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