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Tchou Audebert scalpella il legno con una motosega a Vierzon

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Tchou Audebert vive ai margini della foresta di Vierzon. Una strada stretta conduce lì. In un raggio di sole invernale, giganteschi funghi di legno massiccio emergono da felci e ciuffi d’erba ghiacciati. È un segno, la tana dello scultore non è lontana.

Lì, ai piedi di alberi secolari, l’artista 62enne è nel suo elemento. Scolpire lo spessore dei tronchi, far risaltare le forme, questo è il suo mestiere. Sotto una tettoia, trucioli e mucchi di segatura. Qui è dove lavora. Il suo lato non è ordinario: lavora con la motosega!

Galli, orsi, gufi, cinghiali…

Tchou scolpisce il legno ormai da oltre trent’anni. “È stata la musica a portarmi alla scultura”, confida davanti a una tazza di caffè, al calduccio, mentre fuori fa pizzicamento. L’uomo, infatti, è anche un percussionista, arte che lo ha portato a viaggiare in Africa negli anni ’80, e ad andare in tournée con il Cirque du Gabon nel 2002. “Ho iniziato costruendo strumenti, djembe, congas. Lavorando il legno volevo realizzare delle sculture. Da allora non mi ha più lasciato andare! » Conserva ancora in casa una delle sue primissime creazioni, un personaggio alto circa trenta centimetri. Un percussionista, ovviamente.

L’artista utilizzò dapprima lo scalpello da legno e la sgorbia. Autodidatta. Poi, senza abbandonare del tutto gli strumenti manuali, è passato alla catena più robusta e motorizzata. Anche lì ha imparato sul lavoro. “Ho iniziato a farlo per andare più veloce”, sorride. La tecnica? “È venuto da solo. Avevo lavorato con le forbici, quindi questo ti dà una base. E ho fatto meccanica, a scuola, che porta la nozione di macchine…”

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