Realizzazione di una decorazione natalizia presso il Centro Internazionale per l’Arte del Vetro di Meisenthal (Mosella) (AFP / FREDERICK FLORIN)
Secondo uno studio reso pubblico martedì, l’artigianato e il know-how eccezionali rappresentano mezzo milione di posti di lavoro, di cui 280.000 dipendenti, e rappresentano 68 miliardi di euro di fatturato, di cui 9 miliardi di esportazioni.
Mestieri e know-how eccezionali riuniscono “attività di produzione, creazione o restauro il cui cuore è la padronanza di gesti e tecniche che permettono la trasformazione dei materiali” (ebanista, scalpellino, ceramista, pellettiere, tessitore…).
“Ci sono aziende del lusso in questa zona ma anche aziende storiche, dell’artigianato locale”, ha spiegato Xavier Long, vicedirettore generale dell’Istituto del know-how francese.
Secondo lo studio, intitolato “Les Eclaireurs: misurare il peso economico delle imprese francesi dell’artigianato e del know-how”, i cui dati si riferiscono al 2023, queste imprese rappresentano il 27% dell’industria manifatturiera, l’11,5% dell’edilizia, il 18,5% arti, spettacolo e attività ricreative, il 5,5% delle attività scientifiche e tecniche e il 2,5% del commercio.
Di queste, il 96,8% sono microimprese (meno di 10 persone) e hanno sede prevalentemente fuori dalla regione parigina, che rappresenta solo il 20,5% delle sedi centrali.
La Nuova Aquitania è specializzata nel settore della pelletteria, l’Occitania nel mercato della musica, l’Ile-de-France e l’Alvernia-Rodano-Alpi sono specializzate in metalli e pietre preziose, la Normandia e il Centro-Val-de-Loire si concentrano sul restauro del patrimonio e sulla Regione PACA sulla ceramica.
Lo studio sottolinea la promozione di queste professioni e saperi, una priorità per il 51% dei manager delle aziende intervistate. Anche il trasferimento d’impresa rappresenta un problema poiché il 37% dei manager ha più di 55 anni.
“Dietro il trasferimento di un’azienda c’è anche la trasmissione del know-how”, sottolinea Xavier Long.
“A causa delle difficoltà che incontrano i piccoli laboratori (mancanza di tempo, finanziamenti, difficoltà amministrative), l’utilizzo dei programmi di studio-lavoro è scarso”, sottolinea il rapporto. Tra le imprese datrici di lavoro, più capaci di accogliere un tirocinante rispetto ai lavoratori autonomi, il 63% non ha apprendisti e l’86% non ha un tirocinante con contratto di professionalizzazione.
Lo studio è stato realizzato dall’Istituto del know-how francese in collaborazione con il Comité Colbert (che riunisce i grandi nomi francesi del lusso), il Ministero della Cultura, la Fondazione Bettencourt Schueller e Terre & Fils, e realizzato con il supporto tecnico di Xerfi Specific.
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