Se lo spazio pubblico è il luogo primario dell’educazione alle arti e alla cultura, è anche teatro di proteste. Fin dall’inizio, Julie Bawin constata una permanenza negli argomenti che servono alle ondate di protesta: “La più evidente è la questione del diritto dei cittadini a rivedere un’opera finanziata con fondi pubblici, percepita come un bene comune che deve raccogliere il sostegno del maggior numero possibile”. Questa idea nacque alla fine del XIX secolo con lo scandalo di La Danza di Carpeaux che contrappone i sostenitori della modernità ai difensori della scultura accademica. Lei continua: “Che si tratti di Carpeaux, Lambeaux lo descrive come un artista pornografico con il suo Fauna selvatica morsicatao Paul McCarthy e il suo “anal plug” in Place Vendôme nel 2014, l’argomento di un attacco alla morale sessuale e religiosa ritorna costantemente, anche se l’estetica si è evoluta.” Interrogata sui fattori che esasperano ulteriormente queste controversie, Julie Bawin sottolinea in particolare l’assenza di mediazione di queste opere d’arte, spesso messe al pascolo senza una chiave di lettura: “Queste creazioni, prive di espedienti esplicativi, sono rivolte a spettatori involontari e non iniziati, il che spiega perché le controversie siano molto più numerose nello spazio pubblico che nei musei dove le opere conservano il loro elemento sacro”.
gabbianoSe sono poche le opere veramente vandalizzate, ciò è forse dovuto alla natura del belga, più abituato al compromesso e all’accettazione (compreso l’umorismo più corrosivo).”
Una relazione tumultuosa
Per incoraggiare il sostegno pubblico, non sarebbe opportuno effettuare consultazioni più popolari prima di un’installazione? Una risposta sfumata da parte dell’autore che avverte: “Nel caso dell’arte pubblica, questo non è auspicabile. Questa ossessione per il consenso ci porterebbe a installare opere sterili e convenzionali, che non riflettono l’arte attuale”.
Altro fattore da tenere in considerazione: l’importante ruolo svolto dai social network, che fungono da cassa di risonanza amplificando tutte le controversie con incredibile potenza… Julie Bawin conferma: “I social network rappresentano oggi uno spazio estremamente formidabile per la pressione popolare. Osserviamo anche che gli sponsor e gli artisti, ben consapevoli di questa censura orizzontale, a volte deprogrammano o modificano le loro opere per paura di essere linciati. Inoltre, tutti gli affari recenti – McCarthy e Kapoor in testa – non si capiscono senza i social network, che costituiscono la nuova Vox populi. Dibattiti che riguardano, nei casi citati, questioni estetiche, molto diverse da quelle che animano il Belgio. Nel nostro Paese, infatti, i dibattiti si concentrano soprattutto su questioni legate al colonialismo. “Si tratta di opere contrastanti da molti anni che il movimento Black Lives Matter è arrivato a riproporre. Se poche opere sono veramente vandalizzate, è forse a causa della natura del belga, più abituato al compromesso e all’accettazione (anche più corrosivo). umorismo se il lavoro di McCarthy). (“il “plug anale” di cui sopra, ndr) fosse stata presentata sulla Grand’Place, avrebbe sicuramente suscitato scandalo ma penso che non saremmo arrivati al punto della distruzione dell’opera e dell’aggressione fisica all’artista come è avvenuto a Parigi.”
Robin Wen, emozione alla fine della penna bic blu
L’unica certezza: Julie Bawin ha scritto un’opera affascinante che ci ricorda costantemente che la storia dell’arte pubblica è intimamente legata alla storia delle controversie. Un’osservazione che ci invita a riflettere sul posto dell’arte nello spazio pubblico e sui mezzi per promuovere una migliore comprensione tra artisti e pubblico in generale. Una raccolta di casi che ci tengono con il fiato sospeso…
CV espresso – Dottore in storia dell’arte, Julie Bawin è professoressa all’Ulg e direttrice del museo d’arte contemporanea all’aperto Sart Tilman. Specializzata nello studio della curatela di mostre, dedica il suo lavoro attuale alla storia della curatela, dell’arte pubblica e della musealizzazione della performance art.
- (preferito) Julie Bawin, Arte pubblica e controversie. XIX-XXI secolo, Parigi, Edizioni CNRS, 2024, 371 pp., €26
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