Jamaya, conosciuto a Narbonne come artista locale, espone da più di 15 anni in Francia e in Europa. Presenta al castello di Prat-de-Cest, il 7 dicembre dalle 18 alle 22, il suo progetto Joker su un tema che le sta a cuore: dopo l'invisibilità della disabilità, l'invisibilità della salute mentale.
Questa mostra Jamaya è, in Occitania, per il momento, la sua ultima tappa. Nel 2025 riprenderà il viaggio attraverso la Francia per partecipare alla mostra collettiva “Plural Landscapes”, che sensibilizza sul posto dell’uomo nell’ambiente. Nel 2026 tornerà agli esordi con una mostra a Parigi, dove ha tenuto le sue prime mostre (come al Carrousel du Louvre). Nel frattempo, il fotografo ha accettato di rispondere alle nostre domande su questo progetto, che sarà esposto per un solo giorno, il 7 dicembre dalle 18 alle 22 allo Chateau de Prat-de-Cest.
Cosa ti ha portato a questo progetto?
Questo progetto è nato dal mio desiderio di esplorare, attraverso un Joker profondamente umano come rivelato nel film del 2019, la realtà invisibile della salute mentale.
Il Joker è un personaggio americano. Stai americanizzando l'Occitania, stai occitanizzando l'America o il Joker è un personaggio transculturale?
Il Joker è, infatti, un personaggio della cultura americana, ma ha da tempo varcato i confini per diventare un simbolo transculturale. In Occitania abbiamo le nostre storie e i nostri simboli, ma i temi esplorati attraverso il Joker – come la solitudine, la lotta interiore e la complessità umana – sono universali. Lavorando su questo personaggio come parte del mio progetto, cerco di rivelare che queste emozioni umane sono condivise ovunque, indipendentemente dalla cultura. La mia intenzione è mostrare che queste lotte interiori, spesso nascoste, trascendono i confini e ci ricordano la nostra comune umanità. Il Joker è un prisma attraverso il quale ognuno, ovunque si trovi, può riconoscersi e interrogarsi. Un faccia a faccia con te stesso, forse.
L'immagine è il tuo mezzo di espressione. Come definisci lo stile Jamaya?
Lo stile Jamaya è un'immersione nell'ordinario: storie visive di grande impatto che rivelano l'invisibile e danno voce alle emozioni umane.
Con chi hai lavorato?
Il mio fotomodello, Matthias Ronchi, anche lui artista, l'abbiamo incontrato durante una sessione per la sua copertina fotografica da me prodotta. Durante quella sessione, sapevo di aver trovato il “mio Joker”, anche se non gliel’ho detto subito. Quindi, Diane Martin, truccatrice internazionale, si è unita al progetto ed è riuscita a dare vita a questo volto iconico.
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