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Al Louvre, la folle storia del pazzo nell’arte

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“Il mondo rimane nell’oscurità profonda e continua ad essere cieco nel peccato. Le strade sono piene di gente pazza. Essi portare la loro follia ovunque ma non voglio che glielo dica. Per questo ho studiato per loro il progetto di attrezzarli le navi degli stolti ! […] È lo Specchio dei Folli in cui ognuno può riconoscersi. Chiunque lo guardi attentamente capirà che sarebbe sbagliato credersi un uomo saggio, perché vedrà il suo vero volto. »

Nel 1494, Sébastien Brant, dottore in diritto e professore alla facoltà, pubblicò nel bel mezzo del carnevale di Basilea una lunga poesia satirica intitolata la nave dei folli del mondo (conosciuto oggi come La nave dei folli), critica feroce ai suoi contemporanei di tutte le classi sociali, imbarcati nella stessa direzione la « Narragonie », l’île de la folie. Scritto in tedesco per un’ampia diffusione, il libro fu immediatamente tradotto in latino, francese e poi olandese e divenne un Best seller.

Konrad Seusenhofer, Armet con faccia pazza di Enrico VIII d’InghilterraCirca 1511–1514

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ferro battuto, sbalzato e acidato, ottone, dorature • 35 × 49,5 × 37 cm • Coll. e Museo delle Armouries Reali, Leeds • © Museo delle Armouries Reali, Leeds

Il suo successo fu tale da superare le vendite nel XV secolo.e secolo, nel 2e posizione dietro la Bibbia! L’entusiasmo è dovuto certo al soggetto, al suo stile e al suo ritmo – i capitoli, piuttosto brevi, sono improntati su un senso di caricatura giubilante dove ognuno riconosce il prossimo, anche se stessi – ma anche al molte immagini che accompagnano la prosa di Brant. Non appena il libro fu pubblicato, virtuosi incisori, tra cui il giovane Albrecht Dürer, moltiplicarono le trova a incarnare parole acide dell’autore.

La nascita di una figura fantastica

“Il pazzo è diventato, grazie allo sviluppo fenomenale dell’incisione e poi della stampa che permette la diffusione delle idee e di una cultura comune, la figura chiave della transizione ai tempi moderni. »

In questo mondo caotico che tutti descrivono, riflettendo le inquietudini della fine del Medioevo, una figura rumorosa e insolente si impone col botto: il pazzo. Facendo smorfie a piacimento, è lì per scimmiottare i vizi di chierici, contadini, nobili, medici, cuochi, viaggiatori, cortigiane. Gli illustratori di La nave dei follinon Gironimo Bosch trarrebbe ispirazione nel 1500 per il suo celebre dipinto omonimo, incise nel marmo le principali caratteristiche di questo delirante personaggio, identificabili al primo sguardo: costume stravagante, colorato, a righe (motivo specifico degli eretici e degli emarginati in epoca medievale), bicchieri in mano e un bastone sormontato da una testa grottesca a sua somiglianza, le marotte. E poi soprattutto questo cappello con orecchie d’asino e cresta di gallopresto decorato con campanelli. Il pazzo diverte e affascina dal momento in cui entra in scena.

Gironimo Bosch, Satira dei festaioli dissoluti, conosciuta come la Nave dei FolliCirca 1505–1515

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olio su tavola • 58 × 33 cm. • Coll. GrandPalaisRmn (museo del Louvre) • © GrandPalaisRmn (museo del Louvre) / Franck Raux.

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