Al Grand Palais troviamo le sue grandi installazioni sul posto, immersiva, fatta ogni volta di decine e decine di chilometri di fili di lana bianca, rossa o nera intrecciati e annodati che formano dal pavimento al soffitto dei bozzoli molto seducenti e allo stesso tempo inquietanti.
La sua mostra si intitola L’anima trema (i fremiti dell’anima). Salendo sopra la monumentale scalinata d’ingresso, il visitatore vede come ali d’angelo fatte di filo bianco, nuvole vaporose realizzate da un mago.
Nella prima sala, diverse grandi imbarcazioni riportate ai loro scheletri metallici sono immerse in migliaia di questi fili rossi. Come se fossero stati abbandonati da tempo e imprigionati in monumentali ragnatele.
Pianoforte bruciato
Bellezza e fragilità, vita e morte, si incontrano nella sua casa. Fin dall’inizio ricorda al visitatore il cancro che l’ha colpita nel 2005 con una recidiva nel 2017. Oggi la sua salute è buona, ma scrive: “La mia anima è con il mio corpo. Se il mio corpo scompare, la mia anima scompare con esso? Quanto tempo potrà restare vicina al mio cuore? Condannato a sopportare la mia malattia per due anni, ho preparato la mia mostra cercando come meglio potevo di vivi e sopravvivi.”
La bellezza visiva delle sue opere sembra essere l’antidoto al dolore che provava.
In un’installazione commovente, ha posizionato a terra pezzi del suo corpo fusi in bronzo e sopra, fluttuanti nello spazio, pezzi di pelle rossa come carne cruda, trattenuti anch’essi da fili rossi, riprendendo l’idea del corpo separato dall’anima . La vita è appesa a un filo!
Piccole sculture rappresentano queste cellule viventi che a volte impazziscono di cancro. Sembrano oggetti preziosi qui.
In un’altra stanza, immersa nell’oscurità, le sedie e un pianoforte bruciato sono impigliati in un’immensa rete di fili neri. Il ricordo di un incendio vicino casa sua che l’aveva traumatizzata quando aveva nove anni.
Due abiti da sposa ci sono inaccessibili nel loro intreccio di fili, presi da una scatola. Più in là, ha appeso con i suoi fili rossi una “scala” di valigie, quella degli esuli, quella dei profughi ancora in movimento. Ha inoltre installato una grande parete circolare composta da decine di finestre usate trovate a Berlino Est.
La mostra mostra ancora i suoi disegni e dipinti. Ricorda, con i video, le performance molto fisiche che ha imparato da Marina Abramovic e Rebecca Horn, evocando anche Ana Mendieta, con il corpo immerso nella terra e nel fango. In una performance che ricorda quella degli Azionisti viennesi, si ricopre di vernice rossa come sangue.
La mostra, corredata di video, mostra le sue produzioni operistiche, tra cui una dell’Anello di Wagner.
Chiharu Shiota è “la presenza dell’assenza”, drammi tradotti in speranza, ombra e luce, bellezza della vita, ma anche ansia di fronte alla morte.
Michaël Borremans, il pittore dell’enigma
La scelta di aprire l’arte contemporanea al Grand Palais con Chiharu Shiota è indicativa della volontà di aprire il luogo al grande pubblico scegliendo artisti riconosciuti dagli amanti dell’arte contemporanea. Il Grand Palais proporrà quindi una doppia mostra alla fine del 2025 con Eva Jospin e Claire Tabouret. Due grandi artisti che raggiungono anche un vasto pubblico.
Torneremo, dentro Il Liberosul cantiere del Grand Palais e sul suo ricchissimo programma.
- Chiharu Shiota, Grand Palais, Parigi, fino al 19 marzo. Ren.: Grandpalais.fr/fr/evenement/chiharu-shiota. Catalogo disponibile da Skira.