Quando il pittore morì nel 1877, la sua famiglia affidò le lettere alla biblioteca di Besançon, facendo giurare al curatore di non comunicarle. Questa corrispondenza rivela scambi erotici inediti tra Gustave Courbet e Mathilde Carly de Svazzema.
Pubblicato il 29/11/2024 11:23
Aggiornato il 29/11/2024 11:27
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È stato durante la ricerca di rilegature di disegni di un architetto del XIX secolo, nella soffitta della biblioteca di Besançon dove lavora, che Agnès Barthelet, bibliotecaria, ha scoperto, nel novembre 2023, una corrispondenza romantica a dir poco esplicita decisamente erotico, per non dire scabroso.
Su uno scaffale, una piccola pila di vecchie carte ha stuzzicato la curiosità del bibliotecario, mentre in alto, un foglio scritto a mano con intestazione dell'Assemblea Nazionale riportava le seguenti parole: “40 anni fa qualcuno consegnò lettere scritte a una signora da un famoso personaggio del XIX secolo. Queste lettere furono consegnate con l'onere di conservarle, ma senza comunicarle a nessuno..
Studiando le lettere, il team di conservazione della biblioteca scoprì rapidamente che il famoso personaggio era l'autore del dipinto non meno famoso. L'origine del mondo : Gustave Courbet. Un Gustave Courbet che evoca la sua vecchiaia senza futuro, anche se i suoi successi non possono essere negati. Una vecchiaia che non gli impedisce di intrattenere questa calorosa corrispondenza con la sua amante, una certa Mathilde Carly de Svazzema, signora della buona società parigina, infelice e abbandonata dal marito.
Una passione epistolare tanto intensa quanto breve, poiché le lettere, 25 lettere di Gustave, 91 di Mathilde, iniziano nel novembre 1872 e terminano nell'aprile 1873. Cinque mesi di torridi scambi al termine dei quali Gustave smette di scrivere a Mathilde, sentendosi che lei lo sta abusando.
Senza tabù, il contenuto sessuale delle lettere è molto dettagliato. Fu alla morte di Gustave Courbet che la sua famiglia, volendo evitare un altro scandalo, ne seguì un altro L'origine del mondo, affidò le lettere alla biblioteca di Besançon, facendo giurare al curatore di non comunicarle. Per un secolo, generazioni di bibliotecari mantennero il segreto, finché la curiosa Agnès Barthelet arrivò a svelare tutto.