Tom Wesselmann, l’ironia graffiante ed erotica di un’opera a parte

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«Autoritratto mentre disegna» ​​(1983), di Tom Wesselmann. LA TENUTA DI TOM WESSELMANN, NEW YORK / ADAGP, PARIGI, 2024 / JEFFREY STURGES

Tom Wesselmann può legittimamente creare confusione: i suoi dipinti a volte sono leggeri, persino quasi pornografici. Quasi perché l’artista, uomo sottilissimo, ha saputo mettere il vizio nella testa dello spettatore più che nell’opera stessa, che funziona per allusione. State tranquilli, i dipinti esposti alla Fondazione Louis Vuitton fino al 24 febbraio sono, nel peggiore dei casi, un po’ birichini.

Uno dei suoi ex assistenti, Jeffrey Sturges, che oggi cura le mostre del lascito dell’artista, racconta nel catalogo della Fondazione ciò che sa sugli esordi di Wesselmann, che rimase così colpito in gioventù dalla pittura di Willem De Kooning che ha deciso di adottare il punto di vista opposto: “Volevo fare il contrario di tutti gli altri. De Kooning lavorava in grande, io avrei lavorato in piccolo. » Cosa che ha fatto, con formati così piccoli da poterli tenere sulle ginocchia, e quindi lavorare quasi ovunque, cosa di cui non si è privato. Anche su questo punto tutti sono d’accordo: Wesselmann lavorò ovunque e sempre, fino alla sua morte nel 2004, all’età di 73 anni.

Nato il 23 febbraio 1931 a Cincinnati (Ohio), ha avuto pochissime occasioni di entrare in contatto con l’arte in gioventù. Ha scoperto il disegno durante il servizio militare, durante il quale si annoiava moltissimo. Oltre alle caricature che realizzava, il suo unico momento di felicità era imparare a interpretare le foto aeree: gli veniva insegnato a leggere, e meglio ancora, a decifrare un’immagine. Questo stimolo lo ha incoraggiato, dopo il servizio e sicuramente grazie alla borsa di studio di cui allora beneficiavano gli ex soldati, a tornare all’università: prima in psicologia, poi in arte.

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Si dimostrò così talentuoso che gli fu permesso di entrare nella famosa Cooper Union di New York, una delle migliori scuole dell’epoca. Lì ha imparato il disegno, il design, la pittura, l’architettura e la storia dell’arte. Se pratica fumetti e caricature, è anche in contatto con la vivace scena newyorkese. Fu in questo momento che scoprì al MoMA Elegia alla Repubblica Spagnola 108, dal suo anziano Robert Motherwell, che è uno shock: “Ho sentito, ha scritto, forte eccitazione viscerale. Sembrava che i miei occhi e il mio stomaco fossero direttamente collegati. »

Rifiuto della commercializzazione

Dopo alcuni anni alla ricerca di se stesso, il suo senso dell’ironia, che, a quanto pare, era più sviluppato, gli ha fatto fare un altro grande passo. Intorno a lui si parla “grande sogno americano”, lodiamo il “grande romanzo americano”. Dai suoi piccolissimi dipinti decide di realizzare grandi nudi americani, che saranno il suo primo marchio di fabbrica: questa serie di Grandi nudi americani deriva semplicemente dai pochadi precedenti, ingranditi dieci volte. Cézanne lo aveva già detto: “Un chilo di verde è più verde di mezzo chilo!” » La cosa vale anche per i formati. Un grande nudo è più grande di un piccolo…

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