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Cinque anni dopo il Covid-19, i dipendenti dei videogiochi combattono per difendere il telelavoro

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Quasi cinque anni fa, di fronte ai primi confinamenti legati al Covid-19, l’industria dei videogiochi ha adottato in modo massiccio e frettoloso il ricorso al telelavoro. Il tempo è passato, gli anni della pandemia, economicamente floridi per il settore, sono finiti, è iniziato un periodo di transizione economica incerta, e ora la maggior parte delle grandi aziende sta decidendo di riportare in ufficio i propri dipendenti. Con grande sgomento dei primi interessati.

In Francia, i dipendenti del colosso Ubisoft e i loro sindacati si mobilitano da diversi mesi contro quello che considerano un ritorno forzato al lavoro in presenza. L’azienda ha annunciato a settembre di voler rivedere la gestione del telelavoro su scala globale e di imporre ai suoi dipendenti francesi di ritornare fisicamente nelle sue varie filiali in Francia almeno tre giorni alla settimana (contro due per circa l’80% dei suoi dipendenti francesi) , dal 2021). Da allora si sono verificati diversi scioperi e le trattative sono ancora in corso su una questione che cristallizza molte altre tensioni in seno al colosso francese dei videogiochi.

Questa marcia indietro sul lavoro a distanza non si limita a Ubisoft, anzi: presso Spiders, un altro player francese, le minacce al telelavoro vengono regolarmente denunciate; all’estero, lo studio Rockstar Games, a cui dobbiamo il franchise Gran furto d’autoha annunciato nel febbraio 2024 la volontà di imporre cinque giorni di presenza obbligatori a settimana alla propria forza lavoro; un anno, addirittura due anni prima, furono giganti del settore come Blizzard Entertainment e Riot Games ad adottare politiche simili.

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“Licenziamenti mascherati” secondo i dipendenti

Perché il settore dei videogiochi, come quello tecnologico, sta ora facendo marcia indietro sul telelavoro? Alcuni capi citano preoccupazioni sulla produttività o sulla cultura aziendale. Contattato, il management di Ubisoft, dal canto suo, evidenzia “i vantaggi unici di essere sul posto insieme, tra cui coesione, efficacia della collaborazione, integrazione e formazione dei dipendenti”. Argomenti che faticano a convincere gran parte dei suoi dipendenti abituati al telelavoro, e alcuni dei quali ormai vivono lontano dagli uffici del datore di lavoro, o addirittura non vi hanno mai messo piede.

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