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L’occupazione americana chiude l’anno in forma olimpica

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Nell’ultimo mese dell’anno sono stati creati 256.000 posti di lavoro, portando la disoccupazione al 4,1%, secondo i dati pubblicati venerdì dal Dipartimento del Lavoro.

È una bella sorpresa per Washington. La creazione di posti di lavoro ha accelerato nel mese di dicembre negli Stati Uniti, provocando un lieve calo del tasso di disoccupazione e minando le aspettative dei mercati che, al contrario, anticipavano un rallentamento. Nell’ultimo mese dell’anno sono stati creati 256.000 posti di lavoro, in più rispetto al mese precedente, i cui dati sono stati però rivisti leggermente al ribasso (212.000 rispetto ai 227.000 iniziali), portando la disoccupazione al 4,1% (-0,1 punto), secondo i dati pubblicati venerdì dal Dipartimento del Lavoro.

Questi dati hanno sorpreso i mercati. Gli analisti contavano invece su un rallentamento, prevedendo 154.000 posti di lavoro creati e un tasso di disoccupazione stabile, secondo il consenso pubblicato da briefing.com. “Cresce l’occupazione nei settori della sanità, del pubblico impiego e dell’assistenza sociale. Anche il commercio locale ha ripreso a crescere dopo la perdita di posti di lavoro a novembre.ha precisato il ministero nel suo comunicato stampa.

Nell’ultimo trimestre, l’occupazione ha inizialmente sofferto del persistente sciopero della Boeing e del passaggio di due devastanti uragani nel sud del paese, per poi riprendere a crescere a novembre. E segno che il mercato del lavoro resta molto solido, visto che si perdono persone “permanentemente il loro impiego” è in calo su un mese, anche se rimane stabile su un anno, mostrando anche un ritorno alla normalità dopo un biennio di dati particolarmente positivi sulla scia della ripresa economica post-Covid. Grazie a questo mercato del lavoro sano, anche a dicembre i salari sono aumentati dello 0,3% su un mese, tuttavia più lentamente del precedente rallentamento e questa volta in linea con le aspettative del mercato.

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Su un anno, i salari sono aumentati in media del 3,9%, ovvero un tasso superiore al tasso di inflazione, che ha raggiunto il 2,4% su un anno a novembre, secondo l’indice PCE favorito dalla Federal Reserve (Fed), l’istituto centrale americano. banca, per la sua politica monetaria. Quest’ultimo monitora attentamente i dati sull’occupazione, perché la sua missione è garantire sia la stabilità dei prezzi che la piena occupazione. Ma finché l’occupazione resta solida, si può continuare a concentrarsi sulla lotta all’inflazione, che non è ancora tornata al livello auspicato del 2%, il suo obiettivo a lungo termine. Negli ultimi mesi dell’anno ha addirittura avuto la tendenza ad accelerare leggermente, nonostante la Fed avesse iniziato il suo ciclo di tagli dei tassi, ritenendo che l’inflazione fosse sul ritmo giusto per ritornare al target. I suoi tassi principali si situano ora in un intervallo compreso tra il 4,25% e il 4,50% e non si prevede alcuna riduzione da parte dei mercati nella prossima riunione, prevista per la fine di gennaio.

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