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Il petrolio rimbalza, spinto dal freddo americano

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Washington (awp/afp) – I prezzi del petrolio sono aumentati giovedì, spinti dall’ondata di freddo negli Stati Uniti, ma in qualche modo contenuti dallo stato delle azioni americane e dalla preoccupante inflazione cinese.

Il prezzo del barile di Brent del Mare del Nord, con consegna a marzo, è salito dell’1% a 76,92 dollari.

Il suo equivalente americano, un barile di West Texas Intermediate, con consegna a febbraio, è aumentato dello 0,82% a 73,92 dollari.

Il mercato ha sperimentato “un rimbalzo dopo il calo (dei prezzi) del giorno prima”, ha osservato all’AFP John Kilduff di Again Capital.

Gli operatori “si concentrano sulla domanda” di “combustibili da riscaldamento”, mentre negli Stati Uniti infuria un’ondata di freddo, secondo l’analista.

Una pericolosa tempesta invernale ha iniziato a spazzare domenica gli Stati Uniti centrali e orientali, uccidendo almeno cinque persone, causando centinaia di cancellazioni di voli e lasciando dietro di sé temperature gelide.

Inoltre, nei prossimi giorni nel sud (del Paese) si prevedono forti nevicate, pioggia gelata e nevischio”, secondo il servizio meteorologico americano NWS.

Queste previsioni meteorologiche hanno spinto al rialzo il gas naturale americano, che è aumentato dell’1,86%, a 3,72 dollari per milione di unità termiche britanniche (BTU), il punto di riferimento anglosassone su questo mercato.

“I prezzi del gas naturale stanno raggiungendo un livello” che rende il passaggio a fonti energetiche alternative, in particolare l’olio combustibile domestico, “attraente in termini di prezzo”, ha affermato Kilduff.

“Ciò ha quindi un impatto sul prezzo del petrolio greggio e contribuisce a sostenere il settore”, ha riassunto.

Questa ondata di freddo ha inoltre “aumentato il rischio di gelate nelle zone di produzione”, ha commentato John Plassard, di Mirabaud.

I prezzi del greggio sono tuttavia contenuti dai “titoli statunitensi sorprendentemente alti”, hanno osservato gli analisti di Energi Danmark.

Nella settimana terminata il 3 gennaio, l’American Energy Information Agency (EIA) ha segnalato che le riserve commerciali di greggio sono diminuite di 959.000 barili, mentre gli analisti contavano su un calo più marcato di due milioni, secondo la mediana di consenso stabilita dall’agenzia Bloomberg.

Nello stesso periodo le scorte di benzina sono aumentate di 6,3 milioni di barili.

Inoltre, la Cina, la cui domanda di greggio è essenziale per il mercato, dal canto suo ha evitato per un pelo la deflazione a dicembre, con un aumento dei prezzi al consumo solo dello 0,1% su base annua.

Pubblicati giovedì, questi dati ufficiali “costituiscono una battuta d’arresto per il governo” della seconda economia mondiale, “che cerca di stimolare la domanda attraverso misure di ripresa”, deplorano gli analisti della DNB.

afp/rp

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