PCon il suo classicismo, la sua gravità, la sua profondità, “La stanza accanto” ricorda come Pedro Almodovar abbia saputo rinnovare il suo contributo al cinema. Il giovane, esuberante, trendy principe della movida spagnola (“Tie me up”, “Tacchi a spillo”) è diventato un autore che lavora sulla morte, sul rapporto con il passato e con la finzione. Meno appariscente, più senza tempo. Il suo lavoro è cambiato, ha acquisito portata, ma da quarant’anni diversi valori cardinali la attraversano: vitalità, libertà individuale, amore per le donne.
Tante fiamme almodovariane scoppiettano ancora in questo 23e lungometraggio, il primo girato in inglese. Quasi tutte le attrici del mondo, inclusa la stessa Madonna, sognano di lavorare con il regista madrileno. Questo privilegio è toccato a Tilda Swinton e Julianne Moore. Il primo coltiva un gioco distanziato, un’immagine iconica, addirittura congelata, a rischio di flirtare con la postura, ma non qui, quando il secondo, incandescente, sa sconvolgerti con uno sguardo.
Bellissimi silenzi
Tilda Swinton interpreta Martha, una giornalista di guerra, e Julianne Moore Ingrid, una scrittrice. Due amici che si sono persi di vista. Due rapporti con il mondo. Martha intransigente e rigorosa vuole avvicinarsi il più possibile alla realtà, ne ha fatto il suo lavoro. Ingrid, più sognatrice, fiorisce nell’immaginazione, nella finzione e presume di proteggersi dagli attacchi della vita con una sana dose di negazione. Le due donne si incontrano di nuovo quando Ingrid scopre che Martha è ricoverata in ospedale a New York, affetta da un cancro terminale. La fine è vicina. La storia, inizialmente condita da flashback, a volte troppo lunghi, via via si stringe attorno al loro rapporto, evolvendosi verso porte chiuse.
Martha vuole affrontare la morte faccia a faccia. Ha scelto di organizzare il suo suicidio, si è procurata delle pillole per porre fine a tutto ciò e chiede a Ingrid di aiutarla. Come ? Con la sua presenza, facendogli compagnia in questi ultimi giorni, in una villa isolata dal mondo. Accompagnare, donare tempo e attenzione, condividere lunghi e belli silenzi: la forma più semplice e assoluta di amicizia, ci racconta Pedro Almodovar.
Il regista ha scelto la moderazione, la modestia, per niente il melodramma
La sceneggiatura è adattata da un romanzo, “Qual è il tuo tormento?” » dell’americana Sigrid Nunez. Il regista ha scelto la moderazione, la modestia e per niente il melodramma, con il rischio di lasciare gli spettatori in attesa di forti emozioni. Non aspettarti di scoppiare in lacrime. Rimaniamo piuttosto colpiti, segnati in modo indelebile dall’intelligenza del suo sguardo e dall’umanità di queste due donne.
Almodovar è diventato un “uomo saggio”? Non fino al punto di rinunciare alle sue convinzioni. Nell’ultima parte, più militante e impegnata, descrive la difficoltà di attuare questo suicidio assistito e i rischi legali. Un appello tanto sobrio quanto implacabile, molto politico, per il diritto di ognuno a morire come desidera. A 75 anni, contro il peso di certi dogmi religiosi, Pedro Almodovar celebra ancora, e magnificamente, la libertà.
“La stanza accanto” di Pedro Almodovar, con Julianne Moore e Tilda Swinton. Durata: 1 ora e 47 minuti. Rilasciato l’8 gennaio.
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