Lunedì la Corte dei conti ha pubblicato un rapporto intransigente sull’acquisizione di servizi e sulla ripartizione dei mandati nello Stato di Ginevra. Inchiodato dal “poliziotto amministrativo”, il Consiglio di Stato castiga un rapporto parziale con un vocabolario tendenzioso.
La Corte dei conti ha scoperto che le sovvenzioni venivano concesse tramite contratti di mandato. Una pratica che costituisce “una violazione delle disposizioni” della legge sui risarcimenti e sugli aiuti finanziari (LIAF). Sono stati registrati una quindicina di casi di questo tipo.
Tuttavia non è stata scoperta alcuna traccia di corruzione, ha sottolineato il coautore del rapporto François Paychère. Il magistrato non ha escluso che talvolta ci sia stata la volontà di liberarsi dalle regole o che alcuni abbiano agito per ignoranza delle stesse.
Mandati fuori borsa
Altra osservazione dei gip è che “non sempre è possibile comprendere a posteriori le ragioni che spingono lo Stato ad avvalersi di terzi e come la spesa serva al raggiungimento di obiettivi di politica pubblica”.
La Corte dei conti ha inoltre rilevato che lo Stato ha concesso mandati allo sportello quando questi avrebbero dovuto essere soggetti alla normativa sugli appalti pubblici. Un ufficio ha così conferito tre mandati con obiettivi simili a due società gestite dalla stessa persona.
Per la Corte dei conti i tre mandati avrebbero dovuto essere considerati come uno stesso contratto. La divisione ha permesso di evitare di dover passare attraverso una procedura aperta a tutti i fornitori.
Raccomandazioni rifiutate
La Corte dei Conti raccomanda misure “semplici” che permetterebbero di migliorare il processo e colmare le lacune individuate, ma lamenta di non aver avuto l’attenzione auspicata da parte del Consiglio di Stato. Delle dieci raccomandazioni, sette sono state rifiutate senza spiegazione, ha lamentato François Paychère.
Il magistrato non riesce a spiegare questo “disinteresse” dell’esecutivo. “Offriamo cose basilari, che non sono niente di rivoluzionario”, ha sottolineato. La Corte dei conti raccomanda, ad esempio, allo Stato di chiarire la nozione di mercato e la sua delimitazione.
Un rapporto “fazioso” secondo il Consiglio di Stato
Nel corso di una conferenza stampa senza precedenti, il Consiglio di Stato ha denunciato “un rapporto parziale”. “Questo rapporto, viziato da lacune, approssimazioni e un approccio dubbio, suscita sospetti inaccettabili”, ha osservato Nathalie Fontanet, presidente dell’esecutivo.
Critica la Corte dei conti di voler “evidentemente peggiorare la situazione e la percezione che ne avrebbero i ginevrini”. Ospite della trasmissione Forum di lunedì, anche Nathalie Fontanet ha sottolineato conclusioni che secondo lei rappresentano solo una minima parte della realtà. “In questo caso, si scopre che il rapporto fa delle generalizzazioni parlando solo di 84 acquisti su 36.000. Il rapporto fa un audit di conformità. Se una delle diverse condizioni, uno dei diversi passaggi da eseguire non lo è no, è l’intero mandato ad essere giudicato non conforme”, giudica.
Il Consiglio di Stato, però, riconosce che il sistema degli acquisti è migliorabile, ma precisa che è in corso un progetto volto a ridefinire i mercati interfunzionali dei dipartimenti. Questo è il motivo per cui quattro delle raccomandazioni considerate ridondanti vengono respinte. Un’altra raccomandazione respinta consisteva, secondo il Consiglio di Stato, nell’istituire “controllori per controllare le persone responsabili del controllo”. L’esecutivo non vuole una burocrazia pesante che va contro i principi di autonomia e agilità dello Stato.
lessico tendenzioso
Al di là della sostanza, l’opposizione dell’esecutivo riguarda anche la forma del rapporto che utilizza un vocabolario tendenzioso con termini come “corruzione” o “frode”, anche se la Corte non ha constatato specificamente alcuna frode, né danno finanziario.
È questa la relazione finale degli attuali magistrati della Corte dei Conti il cui mandato scade a fine anno.
ats/miro/ther
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