Christine Lagarde, presidente della Bce. (credito: a.C.)
Prima della FED, la cui decisione sui tassi di interesse è attesa mercoledì 18 dicembre, la BCE ha ridotto il tasso principale di 25 punti base, portandolo al 3%. Per Christian de Boissieu, la Banca Centrale Europea si sta dimostrando eccessiva cautela di fronte al contesto economico degradato.
La BCE ha appena abbassato nuovamente i tassi di riferimento, la terza volta dallo scorso giugno. Pertanto, il tasso sui depositi bancari, il principale riferimento della banca centrale – che rappresenta il tasso utilizzato sulle riserve in eccesso delle banche della zona – è aumentato nel periodo dal 4% al 3%.
Pochi analisti criticano la BCE per aver fatto troppo. Il rallentamento dell’inflazione e della crescita giustifica questo allentamento dei tassi, dopo il loro improvviso aumento a fronte dell’accelerazione dell’inflazione nel periodo 2021-2023. Negli ultimi mesi la Bce ha rispettato la lettera e lo spirito del mandato affidatale dai Trattati: contribuire alla politica economica generale una volta raggiunti e assicurati gli obiettivi primari della politica monetaria, ovvero la stabilità monetaria e la stabilità finanziaria.
Il dibattito è diverso. Con un incremento di 0,25 (25 punti base) la scorsa settimana, la BCE sta facendo abbastanza? Può giustificare la gradualità della sua politica, e quindi la sua prudenza, con diversi argomenti che riflettono l’attuazione di una sorta di principio di precauzione da parte della banca centrale. Innanzitutto, la lotta contro l’inflazione non è ancora stata vinta. Date le elevate tensioni geopolitiche, rimaniamo in balia di un nuovo shock energetico. Inoltre, alcuni settori e alcune occupazioni sotto pressione hanno registrato aumenti significativi dei salari nominali e reali, e l’inflazione nei servizi resiste al rallentamento.
In secondo luogo, anche se la BCE non fissa un obiettivo per il tasso di cambio dell’euro, ne monitora l’evoluzione. Il dollaro ha guadagnato terreno nelle ultime settimane, con l’elezione di Donald Trump. Senza dimenticare che il tasso di riferimento della Fed (il tasso sui fondi federali) è superiore al tasso sui depositi presso la zona euro, e rimarrà tale anche se la Fed deciderà questa settimana di abbassarlo nuovamente. La BCE è indubbiamente propensa a non provocare un calo troppo significativo dell’euro rispetto al dollaro, cosa che complicherebbe la lotta all’inflazione.
La cautela della BCE si spiega anche con il persistere di deficit pubblici eccessivi, in Francia ovviamente ma non solo. Anche se la cattiva situazione economica richiede un “policy mix” sufficientemente espansivo (valuta, budget), ci sono soglie che non devono essere superate.
Durante la conferenza stampa di giovedì scorso, la presidente della BCE, Christine Lagarde, ha accennato alla discussione in seno al Consiglio direttivo di un balzo di 50 punti base (il tasso sui depositi ritornerà quindi al 2,75%). Un dibattito che, alla fine, si è concluso con una decisione unanime a favore dei 25 punti base.
Nonostante le argomentazioni precedenti, la cautela della BCE appare eccessiva mentre l’economia della zona euro vacilla. Considerati i limiti temporali per l’azione di politica monetaria, generalmente più di un anno affinché un allentamento dei tassi produca tutti i suoi effetti, è ora, e non tra sei mesi, che la BCE, ora rassicurata sul fatto che il suo obiettivo del 2% L’inflazione annua ha tutte le possibilità di essere raggiunta, deve dare il suo contributo al rilancio dell’attività (consumi e investimenti) e dell’occupazione. Quindi un salto di 50 punti base la scorsa settimana sarebbe stato migliore.
I funzionari della Bce hanno suggerito che ci saranno ulteriori riduzioni dei tassi di riferimento nel 2025, senza specificare il calendario o la portata. Saggia precauzione: la banca centrale deve essere pragmatica, deve essere in grado di reagire alle informazioni più recenti su inflazione, attività e occupazione, salute delle banche… Quanto velocemente per tornare l’anno prossimo al tasso di interesse “neutro” ? Questo tasso non è osservabile. Rappresenta l’equilibrio e il punto di svolta tra una politica monetaria espansiva e una politica restrittiva. Calcolato a partire da considerazioni e modelli teorici, dà luogo a stime necessariamente approssimative. La Bce lo colloca in un range ampio, compreso tra l’1,7% e il 2,5%. La Fed parla di un tasso intorno al 3% per gli Stati Uniti.
Per la zona euro, un tasso neutrale intorno al 2% ha un doppio significato: 1/ Indica che mancano ancora circa 100 punti base affinché la BCE possa raggiungerlo nel 2025, in due o tre movimenti. Ma se la situazione economica nella zona euro vacilla mentre l’inflazione rimane sotto controllo, nulla impedisce alla BCE di fissare per qualche tempo il tasso dei depositi al di sotto del tasso neutrale. 2/ Con un’inflazione vicina al 2% annuo, un tasso neutrale del 2% corrisponde a un tasso reale a breve termine (inflazione esclusa) vicino allo 0%. Un’osservazione che permette di evitare confusioni frequenti oggigiorno: questo tasso neutrale è molto diverso dal tasso di interesse “naturale” (ad esempio presso l’economista svedese Knut Wicksell all’inizio del XX secolo) che garantisce l’aggiustamento tra i risparmi e investimenti. Diffidiamo di confronti e assimilazioni troppo rapide!
Cristiano di Boissieu
vicepresidente del Circolo degli Economisti
Professore emerito all’Università di Parigi I Panthéon-Sorbonne
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