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Troppi pensionati lasciano scadere il termine per reclamare questa somma di 4.000 euro alla morte del coniuge

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La perdita del coniuge non è solo una prova morale difficile da superare, ma spesso comporta una significativa riduzione delle risorse finanziarie del nucleo familiare, soprattutto quando si è in pensione. Le spese funebri, gli adeguamenti di bilancio o addirittura la riduzione delle rendite possono mettere rapidamente a repentaglio la stabilità finanziaria del coniuge superstite. In questo contesto ogni aiuto conta. Eppure, un beneficio destinato ad aiutare i cari del defunto non è sufficientemente richiesto da chi ne ha più bisogno.

Molti pensionati perdono questo prezioso aiuto semplicemente a causa della mancanza di informazioni, anche se può rappresentare un aiuto sostanziale per i propri cari in lutto. Versato sotto forma di capitale, ha lo scopo di coprire i costi legati alla morte e di sostenere finanziariamente le persone a carico del defunto.

Va quindi ricordato che l'indennità in caso di decesso corrisposta dalla cassa di assicurazione primaria contro le malattie (CPAM) è una somma forfettaria destinata a coprire le prime spese successive al decesso. Nel 2024, il suo importo è fissato a 3.910 euro, una spinta che può alleviare gli oneri immediati che gravano sui cari del defunto. Soprattutto perché questa somma è esente da qualsiasi contributo previdenziale e fiscale.

Per poter beneficiare dell’indennità in caso di morte, tuttavia, devono essere soddisfatte determinate condizioni. Il defunto deve trovarsi in una delle seguenti situazioni: essere un lavoratore dipendente, ricevere una pensione per infortuni sul lavoro o malattia professionale pari almeno al 66,66%, ricevere una pensione di invalidità o beneficiare dell'assicurazione contro la disoccupazione.

I beneficiari prioritari sono le persone prive di risorse proprie che al momento della morte erano interamente a carico del defunto. È il caso, ad esempio, di un parente che non percepisce né reddito da lavoro né pensione e il cui fabbisogno è interamente coperto dall'assicurato deceduto. In caso di beneficiari prioritari dello stesso grado (ad esempio più figli del defunto), la prestazione in caso di decesso viene ripartita tra loro in parti uguali. In mancanza di un beneficiario prioritario, il capitale viene versato nel seguente ordine: al coniuge o partner civile, poi ai discendenti ed infine agli ascendenti.

Se molti aventi diritto non beneficiano di questo aiuto è innanzitutto perché non viene erogato automaticamente: occorre compilare un dossier e inviarlo alla Cassa Malattia. La richiesta di prestazione in caso di morte deve essere inviata al CPAM del defunto, utilizzando un modulo accompagnato da documenti giustificativi (tessera di previdenza sociale, certificato di morte, buste paga, ecc.).

Se i beneficiari non prioritari dispongono di un termine abbastanza ampio di due anni dalla morte per reclamare la somma, i beneficiari prioritari devono invece agire molto rapidamente. Hanno un mese dopo la morte per presentare la loro richiesta. Trascorso il termine perdono il diritto di priorità. Hanno poi un periodo di due anni per completare le procedure, proprio come i beneficiari non prioritari.

E se avete dubbi sull'ammissibilità della richiesta, non esitate a rivolgervi alla cassa pensione. È meglio perdere un po' di tempo in scambi amministrativi piuttosto che perdersi questo capitale, il cui importo si aggira intorno ai 4000 euro.

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