Alla Borsa di Tokyo, l’indice di punta Nikkei ha chiuso in pareggio (+0,01% a 39.372,23 punti), mentre l’indice più ampio Topix ha guadagnato lo 0,29% a 2.749,31 punti, cancellando le perdite di inizio seduta.
Mercoledì i mercati asiatici hanno esitato, divisi tra la prospettiva di misure di ripresa economica in Cina e un atteggiamento di attesa prima della pubblicazione dell’inflazione negli Stati Uniti, che probabilmente fornirà indizi sulla direzione della politica monetaria americana.
Tokyo si stabilizza, le pulci soffrono
Alla Borsa di Tokyo, l’indice di punta Nikkei ha chiuso in pareggio (+0,01% a 39.372,23 punti), mentre l’indice più ampio Topix ha guadagnato lo 0,29% a 2.749,31 punti, cancellando le perdite di inizio seduta.
“Il mercato sta vivendo una dinamica poco brillante, sulla scia di un nuovo calo a Wall Street. In questo contesto, (la Borsa di Tokio) rimane in attesa di fronte al dato sull’inflazione negli Stati Uniti, gli operatori dovrebbero mancare di direzione”, osserva Kosuke Oka, del broker Monex.
Gli investitori attendono la pubblicazione, più tardi mercoledì, dell’indice CPI dei prezzi al consumo americani per il mese di novembre, in attesa di un possibile rimbalzo dell’inflazione negli Stati Uniti.
Questi dati forniranno indicazioni sulla continuazione della politica monetaria della Banca Federale americana (Fed), la cui prossima riunione si terrà il 17 e 18 dicembre e al termine della quale è prevista una riduzione del tasso di riferimento.
I titoli di punta giapponesi legati ai semiconduttori, come Sumco (-1,86%), Disco (-3,64%) e Tokyo Electron (-0,48%), sono crollati all’unisono con il calo del giorno prima dei titoli del settore a Wall Street.
Il colosso dei chip più sofisticati, la taiwanese TSMC, non è stato risparmiato, crollando dell’1,88% sulla Borsa di Taipei intorno alle 06:30 GMT, nonostante avesse annunciato un aumento delle vendite del 34% a novembre.
Seul continua la sua ripresa
Alla Borsa di Seul, l’indice Kospi ha continuato a recuperare, chiudendo in rialzo dell’1,02% a 2.442,51 punti.
Martedì aveva registrato un vigoroso rimbalzo di quasi il 2,5%, dopo una settimana di continuo calo, in un contesto di incertezza politica a seguito della breve dichiarazione della legge marziale nel paese.
Anche la valuta sudcoreana ha continuato a recuperare, a 1.431,34 won per dollaro (+0,14%).
Cauta avanzata delle borse cinesi, occhi puntati su Pechino
Intorno alle 06:30 GMT, il biglietto verde si è deprezzato dello 0,20% contro la valuta giapponese, a 151,66 yen per dollaro, ma è rimasto stabile contro l’euro (-0,04%).
Anche in questo caso il mercato dei cambi resta “relativamente calmo, in attesa dei dati sull’inflazione statunitense”, ma anche perché tutti gli occhi sono puntati su una conferenza economica cruciale in Cina, spiega Lloyd Chan, analista della MUFG.
Mercoledì avrà inizio la Conferenza centrale sul lavoro economico, alla quale parteciperà il presidente cinese Xi Jinping. Deve determinare gli orientamenti economici per il 2025, comprese eventuali misure rafforzate a sostegno dell’attività.
“L’adozione da parte dei leader cinesi di una politica più favorevole alla crescita rafforzerebbe il sostegno a breve termine allo yuan, anche se questo impatto positivo sarà limitato dalla minaccia dei dazi statunitensi” promesso dal presidente eletto Donald Trump, sottolinea Chan .
Pechino ha già annunciato lunedì di voler “allentare” la sua politica monetaria il prossimo anno e ha promesso una “politica di bilancio più proattiva” per “stabilizzare” i mercati immobiliari e finanziari.
Abbastanza per aumentare le prospettive di misure di stimolo e far salire la valuta cinese: martedì, al termine delle contrattazioni americane, lo yuan “onshore”, scambiato nella Cina continentale, ha guadagnato lo 0,34% contro l’euro.
Mercoledì si è stabilizzato nel mezzo degli scambi asiatici, a 7,6295 yuan per euro (+0,03%) e 7,2478 yuan per dollaro (+0,01%).
In attesa dei risultati dell’attuale conferenza economica, i mercati azionari cinesi si sono differenziati in un mercato volatile.
Intorno alle 06:30 GMT, l’indice Hang Seng di Hong Kong ha perso lo 0,50% a 20.209,12 punti, cancellando completamente i guadagni dall’inizio della sessione.
L’indice composito di Shanghai ha guadagnato lo 0,27% e quello di Shenzhen lo 0,74%.
Siria e Cina rafforzano il petrolio
Mercoledì i prezzi del petrolio hanno consolidato i guadagni registrati con la caduta del regime di Bashar al-Assad e poi l’annuncio di un maggiore sostegno all’economia in Cina, il principale paese importatore di greggio.
Intorno alle 06:30 GMT, il prezzo del barile di WTI è aumentato dello 0,64% a 69,03 dollari, e quello del Brent del Mare del Nord è aumentato dello 0,60% a 72,62 dollari.
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