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Ulteriore rialzo dell’inflazione negli Stati Uniti a novembre

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L’inflazione ha accelerato a novembre negli Stati Uniti, per il secondo mese consecutivo, e crescono i timori che la curva rimanga su questa traiettoria, complicando il compito della Banca Centrale americana (Fed) che si riunirà la prossima settimana.

Secondo l’indice CPI pubblicato mercoledì dal Dipartimento del Lavoro e su cui sono indicizzate le pensioni, i prezzi al consumo sono aumentati del 2,7% su base annua a novembre, rispetto al 2,6% di ottobre.

Su un solo mese, anche l’aumento dei prezzi al consumo è più elevato in novembre che in ottobre, allo 0,3% contro 0,2%.

Questi sviluppi sono in linea con le aspettative degli analisti, secondo il consensus di Market Watch.

La cosiddetta inflazione core, che esclude la volatilità dei prezzi alimentari ed energetici, rimane stabile su un mese, allo 0,3%, ma accelera anche su un anno, al 2,7% rispetto al 2,6% di ottobre.

I prezzi al consumo sono aumentati in ottobre, per la prima volta da marzo, e gli aumenti dei dazi doganali promessi da Donald Trump potrebbero contribuire a spingere nuovamente i prezzi verso l’alto.

Le aziende americane temono anche un rimbalzo dell’inflazione, dovuto in particolare a questa politica, ha recentemente evidenziato il Beige Book della Fed, un sondaggio condotto tra i manager.

Questo rimbalzo dei prezzi incoraggia alla cautela i funzionari della Banca Centrale Americana, la Fed, che si riuniranno la prossima settimana e dovranno decidere se abbassare nuovamente i tassi, per la terza volta consecutiva, o se fare una pausa.

“Il successo non è assicurato”

Secondo la valutazione del CME Group, gli operatori di mercato si aspettano soprattutto un taglio dei tassi di un quarto di punto alla prossima riunione del Comitato monetario della Fed (FOMC).

I tassi sono compresi tra 4,50 e 4,75%, dopo essere stati abbassati di mezzo punto percentuale a settembre e poi di un quarto di punto a novembre.

Il presidente della Fed Jerome Powell ha quindi stimato, il 4 dicembre, che la banca centrale “potrebbe permettersi di essere un po’ più cauta” riguardo ai tagli dei tassi a causa della forza dell’economia.

Diversi funzionari della Fed hanno recentemente espresso preoccupazione nel vedere la curva dell’inflazione ricominciare a salire.

I rischi legati all’inflazione restano “maggiori” rispetto a quelli legati alla disoccupazione, ha affermato il governatore della Fed Michelle Bowman, sottolineando “possibili interruzioni delle catene di approvvigionamento a causa di scioperi più frequenti e tensioni geopolitiche nel mondo”.

Secondo lei, anche “l’acuirsi delle tensioni commerciali e la spesa pubblica espansiva” stanno esercitando pressioni sui prezzi.

Ma per Beth Hammack, presidente della Fed di Cleveland, “il successo non è assicurato”, mentre “il processo di disinflazione ha rallentato”.

Gli aumenti dei tassi da parte della Fed hanno l’effetto di aumentare il costo del credito per famiglie e imprese e dovrebbero quindi allentare la pressione sui prezzi. Ma ciò rischia di aumentare il tasso di disoccupazione, che a novembre era al 4,2%.

L’inflazione che hanno vissuto gli Stati Uniti durante il mandato di Joe Biden è stata uno dei temi principali della campagna elettorale negli Stati Uniti, e ha spinto molti elettori a votare per Donald Trump.

Questo articolo è stato pubblicato automaticamente. Fonti: ats/awp/afp

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