Nel 2018, una badante, impiegata in una casa per persone con disabilità a Zurigo, è stata sorpresa nell’atto di abusare sessualmente di un residente. È stato immediatamente licenziato e il caso è stato denunciato alla città di Zurigo, l’altro suo datore di lavoro. Continua tuttavia a lavorare come autista di autobus in una scuola per bambini e adolescenti con disabilità. Genitori e colleghi non sanno nulla del suo passato, nonostante sia ben noto alle autorità scolastiche. È stato condannato per la prima volta nel 2019 dal tribunale distrettuale di Horgen e la decisione è stata confermata nel 2021 dal tribunale cantonale di Zurigo. Fino ad allora continua a lavorare a contatto con le persone vulnerabili. Fu solo nel 2022, quando la Corte Federale confermò il verdetto, che la scuola lo licenziò.
Due anni dopo, nel 2024, Maike Nugor, madre di una studentessa accompagnata dalla suddetta badante, scopre il suo passato tramite un articolo di stampa. Tanto da farle sudare freddo: ricorda di aver ricevuto messaggi dall’uomo che ogni tanto accompagnava suo figlio a scuola e diversi tentativi di riavvicinamento.
Interrogate dalla NZZ, le autorità zurighesi hanno giustificato la loro inerzia con il principio della presunzione di innocenza, ma il rapporto del mediatore cittadino critica questa gestione. Il documento evidenzia l’assenza di misure preventive in questo caso, come la sospensione professionale dell’imputato o la riassegnazione ad altro incarico. Per la madre lo choc persiste: “Come potrebbe un’istituzione pubblica affidare la custodia dei nostri figli a un uomo condannato per abusi sessuali?”
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