Lo specialista francese di uranio Orano ha detto che le autorità nigerine lo avevano fatto “ha preso il controllo operativo” della sua filiale mineraria in Niger, mercoledì 4 dicembre, un nuovo episodio di stallo con la giunta militare al potere nel Paese del Sahel.
“Da diversi mesi Orano mette in guardia sull’ingerenza che il gruppo sta vivendo nel governo di Somaïr [Société des mines de l’Aïr]di cui è azionista di maggioranza e operatore in Niger [à 64,3 %, le reste étant détenu par l’Etat du Niger] »scrive il gruppo francese. “Le decisioni prese nei consigli di amministrazione della società, infatti, non vengono più applicate e, infatti, Orano constata oggi che le autorità nigerine hanno assunto il controllo operativo”secondo il comunicato stampa diffuso dal gruppo francese. “Le spese di produzione che continuano nel sito peggiorano ogni giorno ulteriormente la situazione finanziaria dell’azienda”completa Orano.
Il 23 ottobre la società ha annunciato che, a queste condizioni, “fortemente degradato[s] »la sua filiale stava andando “sospendere” la sua produzione dal 31 ottobre, per mancanza di energia elettrica “continua a lavorare” in questo paese guidato da un regime militare, conseguenza di un colpo di stato perpetrato nel luglio 2023. Nel giugno del 2023, il Niger aveva, infatti, ritirato ad Orano il permesso di esercizio per uno dei più grandi giacimenti del mondo, quello di Imouraren, con riserve stimate in 200.000 tonnellate.
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Orano “intende difendere i propri diritti presso le autorità competenti”
“In questo contesto, si impedisce volontariamente l’applicazione della decisione adottata dal consiglio di amministrazione di Somaïr, il 12 novembre, di sospendere le spese legate alle attività produttive per dare priorità al pagamento degli stipendi e preservare l’integrità dello strumento industriale”prosegue il comunicato.
Lo sostiene il gruppo francese “I rappresentanti del Niger assumono questa posizione che hanno difeso durante la riunione ordinaria del consiglio di amministrazione tenutasi martedì 3 dicembre 2024, confermando in particolare il loro rifiuto di esportare la produzione”.
Orano “esprime il suo più profondo rammarico per l’evoluzione della situazione che grava pesantemente sui dipendenti e sulle comunità locali”. Fa sapere che lui “intende difendere i propri diritti presso le autorità competenti e ribadisce la convinzione che solo la volontà condivisa da tutti i soggetti interessati di ristabilire una modalità operativa stabile e sostenibile consentirà di riprendere serenamente le attività”.
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