La storia è incredibile. Beneficiando di una doppia identità dopo un cambio di nome, una danese è riuscita a vendere a Verbier un appartamento che già le apparteneva, con l’aiuto della Banque Cantonale du Valais. Quest’ultimo le ha prestato circa 1,5 milioni di franchi e con questo denaro la danese ha saldato una causa aperta contro di lei a Basilea da Raiffeisen, per circa un milione. Denunciata dalla BCV, venne condannata per falsificazione di titoli.
La sentenza motivata, ottenuta da “Matin Dimanche”, mette però in luce le numerose mancanze della banca, al punto da designarla corresponsabile dell’inganno. Nessuno all’interno dell’entità ha verificato l’autenticità dei documenti della danese, a cominciare dal suo falso contratto di lavoro presso un’azienda inesistente. Inoltre non controlliamo che sia stato versato il contributo personale di 400mila franchi e gli diamo 1,5 milioni mentre l’alloggio è stimato a 1,2 milioni. Insomma, l’intero sistema non funziona correttamente.
A parte le inadempienze, i giudici sottolineano anche che la banca ha aspettato 18 mesi prima di sporgere denuncia, dopo aver scoperto la doppia identità del danese. Finché venivano pagati i pagamenti mensili, le BCV non reagivano. “Matin Dimanche” ha contattato l’avvocato della banca, ma lei non ha commentato. Quanto a Raiffeisen, che lo sapeva fin dall’inizio e quando si è sbarazzata di questo cliente ha addirittura aperto le bottiglie, non si è preoccupato. La BCV alla fine non ha sporto denuncia nei confronti di quest’ultima, contrariamente a quanto inizialmente annunciato.
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