Dopo l’annuncio improvviso del 25 novembre, Honoloa ha continuato a ricevere espressioni di simpatia. Gli imprenditori dietro il progetto culinario hanno deliziato i fan del poke bowl per “sei anni e tre giorni”.
Un’avventura turbolenta a causa della crisi sanitaria che non ha risparmiato Honoloa, la prima entità ad essersi concentrata completamente sulla cucina del Pacifico, ma non solo.
Tuttavia i due ristoranti, quello nel quartiere della Gare e quello nella Ville Haute, erano più che promettenti. Un’osservazione che condivide volentieri Thomas Cougouille, che abbiamo incontrato all’inizio dell’ultimo servizio al ristorante di rue de Bonnevoie questo martedì 26 novembre.
Poke bowl, késako?
È una specialità culinaria tradizionale della cucina hawaiana, a base di riso, pesce crudo marinato, tagliato a dadini, condito e servito con contorni come antipasto o piatto principale.
Una specialità che ha varcato gli oceani e ha conosciuto un vero e proprio boom, in particolare su Instagram nel 2017, al punto da essere disponibile in diverse forme, spesso molto lontane dalla formula originale detta dietetica.
Il giovane imprenditore, però, non nutre alcun risentimento di fronte a “un susseguirsi di duri colpi”. “Abbiamo iniziato nel 2018 in rue des Bains, con il desiderio di offrire qualcosa di caldo, in un’atmosfera che faccia sorridere”.
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Una scommessa riuscita, con un’atmosfera decisamente hawaiana distillata nei due indirizzi, con diverse poke bowl nel menu, una decorazione isolana con ballerine di hula alle pareti, quadri pieni di onde e tavole da surf… Sempre con musica vivace, che ricorda le vacanze sullo sfondo.
“Segui gli eventi e non contro di essi”
E l’ultimo giorno del discorso distrettuale della Gare non ha fatto eccezione, nonostante una palpabile nostalgia negli occhi dei dipendenti e del manager presenti. “L’ultimo servizio in rue des Bains ha avuto luogo lunedì”, spiega Thomas Cougouille, uno dei tre cofondatori di Honoloa, secondo il quale bisogna “assecondare gli eventi e non contro di essi”.
Secondo lui, smettere prima delle vacanze di fine anno è stata la decisione migliore per tutti. “Quando nel 2020 abbiamo aperto il nostro secondo indirizzo in rue de Bonnevoie, non avremmo mai pensato che la situazione si sarebbe impantanata così tanto dal punto di vista della pandemia, e poi che la guerra in Ucraina avrebbe complicato ulteriormente la situazione per l’ospitalità settore con l’inflazione”.
Con sgomento hanno visto diverse attività chiudere attorno al loro perimetro, tra cui Emo, che non mancava di clienti ma che, come Honoloa, non era più redditizia a causa dell’aumento degli affitti, degli indici e dei prezzi dell’energia. Un altro fattore con conseguenze è stato un certo calo del presenzialismo tra i lavoratori in ufficio fino alla fine degli accordi sociali sul telelavoro.
“L’aumento dei prezzi ha colpito tutti, sia noi che i nostri fornitori, anche se loro hanno fatto tutto il possibile, ma anche e soprattutto i nostri clienti, che hanno dato la colpa all’inflazione, all’aumento dei prezzi dell’energia, dei carburanti …Quelli che venivano tre volte alla settimana andavano a due giorni, e quelli che venivano due volte andavano a uno…”
Già altri progetti
Con un impatto diretto sul cash flow, sapendo che i tre imprenditori avevano preso la decisione di non aumentare troppo i prezzi per i clienti. “Siamo stati aiutati anche dal proprietario del nostro indirizzo in rue de Bonnevoie, che è stato molto comprensivo, non lo ringrazieremo mai abbastanza per questo.”
E adesso? Non si tratta di tornare alla vita precedente da dipendente. Thomas Cougouille gli assicura: il suo futuro è ancora nell’imprenditorialità, con un’idea in mente: “Dobbiamo capitalizzare il telelavoro e non sopportarlo più”.
Ha già unito le forze con altre persone, questa volta per sviluppare una start-up. All’ordine del giorno, conciliare alcuni datori di lavoro con il lavoro a distanza. Piccolo accenno prima dell’apertura di questo capitolo: non sarà tanto un home office, quanto piuttosto una sorta di “remoto esotico”…
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