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“La scelta di Carrefour di non commercializzare più la carne del Mercosur in Francia si sta rivelando pericolosa per i suoi interessi in Brasile”

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Alexandre Bompard, CEO di Carrefour, all'ipermercato Carrefour di Drancy (Seine-Saint-Denis), 11 settembre 2024. LUDOVIC MARIN/AFP

“La verità sotto i Pirenei, l’errore oltre”ha detto Blaise Pascal. Questo assioma funziona anche con l’Oceano Atlantico. Di “solidarietà al mondo agricolo”Alexandre Bompard, amministratore delegato di Carrefour, ha dichiarato mercoledì 20 novembre che“niente carne dal Mercosur” non viene venduto nei suoi negozi. Un annuncio poco restrittivo, visto che questi prodotti – veri e propri stracci rossi per gli allevatori francesi in guerra contro la firma di un trattato di libero scambio tra l’Unione Europea e i paesi dell’America Latina – rappresentano il 4% delle vendite di carne bovina e suina provenienti da il marchio in Francia.

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Una bella mossa. Anche il re della comunicazione, Michel-Edouard Leclerc, portavoce dei centri E. Leclerc, ha dovuto attivarsi: ospite domenica 24 novembre del “Grand Jury RTL-Le Figaro-M6-Senato pubblico”, ricorda che se la materia prima non fosse un problema – “99%, [ils] non vende[ent] niente carne dal Mercosur » -, d'altra parte, « [leurs] industria alimentare (…) dovere [leur] dire nei prodotti trasformati da dove provengono i loro prodotti ».

Video del governatore del Mato Grosso

Ma era proprio necessario che Carrefour si esponesse in questo modo, quando il gruppo è leader anche nel mercato brasiliano, realizzando un quarto del suo fatturato al netto delle tasse in America Latina? Il boomerang si è ripresentato subito sotto forma di un appello al boicottaggio dei negozi francesi, lanciato dal governatore dello stato del Mato Grosso, una grande regione di allevamento del Brasile. “Io come cittadino non farò più la spesa nei loro negozi”ha detto Mauro Mendes, in un video postato venerdì sui social network. Carrefour ha dovuto chiarire che questo impegno di non commercializzazione riguardava soltanto i suoi negozi francesi.

Dal XVIII secoloe secolo e il primo boicottaggio dello zucchero da parte degli inglesi per combattere la schiavitù, questa modalità di protesta ha potuto dimostrare la sua efficacia. Quando la politica si mette di mezzo, i cittadini votano ogni giorno e, a lungo termine, ciò può costare caro. Obiettivo di una campagna in Marocco nel 2018, Danone ha visto scomparire quasi 180 milioni di euro di fatturato. Nel 2023, la Bud Light del birrificio Anheuser-Bush ha perso il primo posto nelle vendite negli Stati Uniti, dopo che una collaborazione con un influencer transgender ha suscitato le ire dei conservatori americani.

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In Indonesia o in Medio Oriente, i marchi occidentali presenti in Israele subiscono ritorsioni da parte dei consumatori che gravano sulle loro vendite. Manifestazioni di contadini in Francia contro le minacce di boicottaggio in Brasile: il tempo dirà se Alexandre Bompard avrà vinto.

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