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I mercati rispondono in modi contrastanti al trionfo repubblicano

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A nessuno sarà sfuggito che Donald Trump sarà il 47esimoe presidente degli Stati Uniti. D’altro canto, la sorpresa è arrivata dalla velocità con cui questa vittoria ha preso forma e dalla sua portata. In effetti, i repubblicani hanno vinto non solo la Casa Bianca ma anche il Senato e (probabilmente) la Camera dei Rappresentanti. La ciliegina sulla torta è che il GOP (Grand Old Party) vince il voto popolare e si permette perfino il lusso di fare progressi in quasi tutti gli stati, comprese le roccaforti democratiche.

Gli Stati Uniti

I mercati hanno risposto in modi contrastanti a questo evento, con aspettative sugli impatti del programma di Trump, se verrà effettivamente attuato, portando a conseguenze molto diverse a seconda del campo. In sintesi, MAGA (“Make America Grea Again) o” America First “dovrebbe avvantaggiare, almeno inizialmente, le aziende americane. Questo programma prevede tagli fiscali per le imprese (dal 21% al 15%), tariffe sulle importazioni di beni esteri (60% per i prodotti cinesi e fino al 20% per quelli europei in particolare) e deregolamentazione. L’indice Russell 2000 che riunisce le piccole e medie imprese americane è balzato dell’8,57% nel corso della settimana. In generale, i »Trump Trades« hanno spinto al rialzo i mercati azionari americani, il dollaro e i rendimenti obbligazionari.

L’Europa

Dall’altra parte dell’Atlantico, se le capitali si lanciavano in una gara di congratulazioni nei confronti del nuovo presidente degli Stati Uniti, i mercati, dal canto loro, apparivano cupi. Va detto che l’annuncio dei dazi sull’export di beni europei verso gli Stati Uniti arriva in un momento in cui il Vecchio Continente sta accumulando problemi. Alla tristezza della sua economia e delle sue prospettive si aggiungono quelle della Germania, la cui febbrile coalizione di governo ha finito per crollare, e l’avvicinarsi di complicate negoziazioni con un’amministrazione americana negli anni a venire. Detto questo, in questa fase non vi è alcuna garanzia che i prezzi annunciati verranno applicati.

Sul piano geopolitico, queste elezioni probabilmente non sono una buona notizia per gli ucraini, anche se Trump avrebbe promesso di difendere i loro interessi nella risoluzione esplicita del conflitto, un’altra promessa elettorale. In Medio Oriente (così come per Taiwan), queste elezioni avranno l’effetto di aumentare le tensioni.

L’altro evento della settimana, la riunione della Fed, è passato quasi inosservato. Va detto che la decisione della Federal Reserve americana di abbassare i tassi di riferimento di 25 punti base al 4,50%-4,75% era ampiamente attesa. Jerome Powell ha dovuto lavorare duro per non lasciare che la conferenza stampa diventasse “politicizzata”, poiché le domande a cui doveva rispondere erano legate alla sua futura relazione con il prossimo inquilino della Casa Bianca. Secondo lui l’attività economica, così come i fondamentali dell’inflazione e del mercato del lavoro si stanno muovendo nella direzione desiderata. Per quanto riguarda il futuro e il programma potenzialmente inflazionistico di Trump, ha semplicemente ricordato che “questo non è il momento giusto per rafforzare le guidance lungimiranti”.

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