Con l’apertura della COP29 l’11 novembre a Baku, in Azerbaigian, che si concentrerà principalmente sui finanziamenti per il clima, il ruolo delle banche nella transizione verde che dicono di sostenere viene sottolineato da alcune ONG. I partecipanti devono adottare un nuovo obiettivo globale per sostituire quello fissato nel 2009, che prevedeva che i paesi ricchi mobilitassero 100 miliardi di dollari (92 miliardi di euro) in aiuti annuali per i paesi in via di sviluppo.
Nell’a rapporto pubblicato alla vigilia dell’apertura di questo COP29lungo Recuperare la finanza ha esaminato attentamente le transazioni di 20 grandi banche europee dal 2021 e rileva quasi 1.000 transazioni con major come TotalEnergies, Shell o BP.
Se le banche dichiarano di sostenere queste grandi compagnie petrolifere e del gas per assisterle nella loro transizione, il loro finanziamento lo farà principalmente attività legate ai combustibili fossili ed in particolare a nuovi progetti di terminali GNL. La soluzione è semplice e si chiama finanziamento “corporate”, che equivale a finanziare l’impresa che sviluppa il progetto e non l’infrastruttura. È attraverso questo sotterfugio che le banche affermano di non partecipare ad alcun progetto direttamente legato agli idrocarburi, anche se sono coinvolte in una serie di “bombe al carbonio”, questi mega progetti di estrazione di combustibili fossili.
Le istituzioni finanziarie si difendono affermando che i combustibili fossili continuano a svolgere un ruolo importante nel mix energetico globale, con una domanda in crescita, un argomento che viene regolarmente sostenuto anche dai produttori di energia.
Aumento del rischio per la finanza globale
Tuttavia, questo finanziamento comporta anche un rischio per il settore finanziario stesso. La stessa Banca di Francia ha pubblicato a rapporto denunciandone le conseguenze sui mercati o anche sul credito. Perché il riscaldamento globale, che genera fenomeni meteorologici su larga scala e più frequenti, come abbiamo visto di recente in Spagna, destabilizza anche i tessuti economici locali e può indebolire il sistema finanziario attraverso asset il cui valore può deteriorarsi molto rapidamente. Il settore finanziario ha quindi tutto l’interesse a impegnarsi pienamente in questa transizione, altrimenti si troverà ad affrontare una reazione molto dura.
Contributi molto generosi
Non sono solo le banche ad essere accusate, anche i sussidi dei paesi sviluppati per i combustibili fossili stanno esplodendo.
Questi paesi ricchi hanno speso in dodici anni sei volte di più in sussidi ai combustibili fossili rispetto a quanto si erano impegnati a finanziare a livello internazionale cambiamento climatico per sostenere i paesi più vulnerabili. È quanto afferma la ONG ONE in a studio : il denaro speso ogni anno dalle economie avanzate in sussidi ai combustibili fossili coprirebbe quasi la metà del gap di finanziamento pubblico internazionale per soddisfare le esigenze di finanziamento del clima delle economie in via di sviluppo. Con la notevole esclusione della Cina…
L’Azerbaigianche quest’anno ospiterà la COP29, è il paese peggiore in questo senso; sempre secondo questo studio, il paese si è distinto negli ultimi dodici anni con sussidi 1.800 volte superiori ai combustibili fossili rispetto ai finanziamenti per il clima.
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