Assente dai dibattiti e dai discorsi dei candidati, il tema del clima rischia di non essere una priorità sotto la nuova presidenza di Donald Trump. Il presidente eletto degli Stati Uniti è apertamente scettico sul clima e favorevole al petrolio.
Il suo ritorno alla Casa Bianca segnerà inevitabilmente una svolta di 180 gradi nella politica ambientale e climatica degli Stati Uniti e metterà a repentaglio gli sforzi globali volti a frenare il riscaldamento globale causato dall’uomo.
« O liquido »
Il repubblicano ha promesso durante la sua campagna di “trivellare a tutti i costi” e ha messo apertamente in discussione la realtà del cambiamento climatico, contrariamente alla politica di transizione energetica avviata dal suo predecessore Joe Biden.
“Abbiamo più oro liquido di qualsiasi altro paese al mondo. Più dell’Arabia Saudita o della Russia”, ha elogiato il magnate nel suo discorso di vittoria, riferendosi al petrolio e al gas. Conseguenza immediata, senza nemmeno aspettare il suo insediamento a gennaio: la voce dei negoziatori americani alla COP29, che si aprirà lunedì in Azerbaigian, sarà indebolita.
L'accordo di Parigi è ancora in crisi
Alla fine del suo primo mandato, Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall'accordo sul clima di Parigi del 2015, prima che Joe Biden lo ripristinasse nel 2021. Il nuovo presidente potrà ripartire non appena entrerà alla Casa Bianca, il 20 gennaio. che renderebbe effettivo il ritiro nel gennaio 2026.
Tuttavia, è nel quadro di questo accordo che gli Stati Uniti si sono impegnati a ridurre della metà le proprie emissioni di gas serra entro il 2030, rispetto al 2005. Nel 2023, questa riduzione è stata del 18%, secondo il centro di ricerca Rhodium Group. Per tutti gli esperti questo obiettivo scomparirà con la vittoria di Donald Trump. Con un impatto sul riscaldamento globale.
Cancellazioni a bizzeffe
Trump si è anche impegnato a “cancellare tutti i fondi non spesi” dalla legge sul clima di Joe Biden (nota come “IRA”), che ha iniettato centinaia di miliardi di dollari in crediti d’imposta e investimenti nell’energia pulita.
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Altre promesse: cancellare la moratoria sui nuovi terminali di esportazione di gas naturale liquefatto (GNL) o nuove normative sulle emissioni delle auto volte ad accelerare la transizione all’elettrico.
Altri standard recenti, in particolare sui limiti alle emissioni di CO2 delle centrali elettriche alimentate a carbone, potrebbero essere revocati senza nemmeno dover passare attraverso il Congresso degli Stati Uniti. Ma questi procedimenti richiederanno tempo – almeno mesi, se non di più, e probabilmente saranno combattuti in tribunale.
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