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Quando la pausa bagno viene dedotta dall’orario di lavoro

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Nel cantone di Neuchâtel, l’azienda orologiera Sellita, con sede a Crêt-du-Locle, impone ai suoi dipendenti di timbrare quando si fermano un attimo per andare in bagno e di timbrare al loro ritorno. Il tempo trascorso nel piccolo angolo viene detratto dall’orario di lavoro e quindi non retribuito.

Mercoledì i sindacalisti dell’UNIA hanno manifestato davanti a questa azienda con simboliche toilette mobili per offrire “pipì gratis” al personale. “È uno scandalo. Un modo di fare tanto disumanizzante quanto umiliante”, ha dichiarato indignata Solenn Ochsner, responsabile del settore industria dell’Unia Neuchâtel, citata dal quotidiano “L’Evénement syndical”.

“La maggior parte delle persone attive in questa società sono donne di origine immigrata”, nota il sindacalista, “con status precari, che temono di esprimersi per paura di perdere il lavoro”. E ribellarsi di sfuggita «a questa industria del lusso che mostra tanta bassezza nei confronti dei suoi dipendenti».

Secondo il sindacato, Sellita non è l’unica azienda a detrarre le pause per andare in bagno dall’orario di lavoro. Questa pratica è stata convalidata dalla giustizia di Neuchâtel, più precisamente dal Tribunale di diritto pubblico, lo scorso giugno. Citato dal giornale sindacale, l’ex consigliere nazionale vodese Jean Christophe Schwaab critica questa sentenza, che considera “argomentazione falsa e sciatta”.

Il Tribunale cantonale ritiene che “le pause per andare in bagno, così come altre brevi pause (telefoni privati, sigarette, ecc.), costituiscono in linea di principio interruzioni del lavoro, poiché durante questo periodo il lavoratore non è a disposizione del datore di lavoro.

Ma per Jean Christophe Schwaab: “Urinare è un bisogno imperativo di ogni essere umano, è addirittura pericoloso per la salute trattenersi, mentre fumare è una scelta personale, un’attività facoltativa, peraltro scoraggiata dalle autorità e dalla professione medica. Un datore di lavoro può rifiutarsi di predisporre un’area fumatori e una pausa sigaretta, ma non può impedire alle persone di andare in bagno.

La sentenza rileva, tuttavia, che tale marchiatura comporta una discriminazione di genere. «La Corte inciampa nel suo stesso tappeto», commenta il socialista vodese, «quando ammette che per le donne in ciclo mestruale o incinte la regolamentazione deve essere diversa. Questa è la prova che, quando c’è un bisogno fisiologico, serve una pausa dall’orario di lavoro”.

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