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Zébi, un’etichetta affinché le bevande analcoliche non siano più “dimenticate nella transizione ecologica” – Libération

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Consumo

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Contrazione di “bevanda industriale zero”, l’etichetta di Kevin Arquillo mira a mettere in risalto ristoranti e bar che si sforzano di offrire bevande analcoliche fatte in casa e artigianali, mentre l’offerta rimane ampiamente dominata dalle grandi multinazionali.

Un pomeriggio, pranzi in un ristorante. Preoccupato per l’ambiente e per la tua salute, opti per un ristorante che si rifornisce da agricoltori locali e utilizza prodotti freschi. Ma quando guardi il menu delle bevande, tutte le tue speranze vengono infrante: ci sono solo bibite e succhi industriali. È per affrontare questa situazione impensabile che Kevin Arquillo ha creato l’etichetta Zébi tre mesi fa, per “bevande industriali zero”. “Partiamo da una duplice constatazione, spiega. Quella di una clientela iper-consapevole delle problematiche zootecniche ed ecologiche, che sarà interessata a far fare la sua crème brûlée con uova biologiche, ma che beve anche Coca-Cola Zero. E quella dei ristoranti che curano il loro menù, con prodotti locali, ma che offrono solo Fanta o San Pellegrino. Tuttavia, bere acqua pompata dall’Italia a Parigi o acquistare bevande dal più grande inquinatore di plastica del mondo non ha senso. Le bevande analcoliche sono quelle dimenticate della transizione ecologica. Possiamo, non deindustrializzare, ma riartigianalizzare l’offerta.”

“Uscire dal sistema agroalimentare tradizionale”

L’idea alla base di Zébi è quella di offrire ai consumatori una mappa degli esercizi commerciali che si impegnano a produrre le proprie bevande o ad acquistarle da artigiani, da un lato, e di sostenere, tramite un’etichetta, ristoranti e bar che vogliono liberarsi dal monopolio dei pesi.

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