Pubblicato il 26 novembre 2024 alle 19:59 / Modificato il 26 novembre 2024 alle 23:50
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ArcelorMittal e Thyssenkrupp, due dei maggiori produttori di acciaio europei, hanno annunciato ulteriori tagli.
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In Svizzera la situazione è tanto più tesa in quanto il franco è forte e non ci sono sussidi.
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Bruxelles dovrà presentare un piano nei prossimi tre mesi.
In Europa e in Svizzera la crisi dell’acciaio si è aggravata questa settimana e le autorità, secondo il settore, sono lente a reagire. ArcelorMittal, il secondo produttore mondiale di lega, ha annunciato lunedì la chiusura di due siti in Francia. In risposta, ieri i dipendenti dei centri servizi francesi del gruppo hanno scioperato per difendere il proprio posto di lavoro. Pochi giorni prima, il gruppo lussemburghese aveva pubblicato un utile diviso per tre nel terzo trimestre e aveva rinviato l’avvio della produzione di acciaio senza carbonio a Dunkerque. Anche il conglomerato tedesco ThyssenKrupp ha annunciato lunedì la riduzione di 11.000 posti di lavoro entro il 2030, una settimana dopo la pubblicazione di una perdita annua di 1,5 miliardi di euro.
In Svizzera, scenario simile. Stahl Gerlafingen, una filiale del gruppo italiano Beltrame, ha annunciato in ottobre il licenziamento di 120 dipendenti, misura che da allora è stata congelata in attesa di un possibile sostegno politico. In primavera l’azienda solettese aveva già cancellato 60 posizioni. Venerdì il gruppo lucernese Swiss Steel, con 10.000 dipendenti in tutto il mondo, ha dichiarato di dover tagliare 800 posti di lavoro in Svizzera e all’estero. Dei 750 posti di lavoro presso la sede di Emmenbrücke (LU), 130 scompariranno.
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