La battaglia per la 13a rendita AVS non è finita

La battaglia per la 13a rendita AVS non è finita
La battaglia per la 13a rendita AVS non è finita
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Il progetto di finanziamento sottoposto alla consultazione del Consiglio federale non è unanime. Stallo in vista in Parlamento

Dopo il plebiscito del 13e Pensione AVS a inizio marzo, il dibattito è lungi dall’essere chiuso. Il Consiglio federale ha messo in consultazione il suo progetto di finanziamento il 22 maggio, fissando la scadenza del 5 luglio per puntare all’attuazione a partire dal 2026. Ma le sue proposte sono lungi dall’essere unanimi e sicuramente daranno luogo a una situazione di stallo in Parlamento.
Entro il 2030, il costo di 13e La rendita dovrebbe ammontare a 4,7 miliardi di franchi all’anno. Per evitare di prosciugare a medio termine il fondo AVS, dotato di 48 miliardi, il Consiglio federale propone due varianti: o un aumento dei contributi dei dipendenti di 0,8 punti, che frutterebbe 3,8 miliardi di franchi all’anno, ovvero un aumento dei queste di 0,5 punti (+2,4 miliardi), sommate ad un aumento dell’Iva di 0,4 punti (+1,5 miliardi), per un totale di 3,9 miliardi di entrate al 2030.
Il governo respinge tutte le altre idee avanzate dopo il voto, come una tassa di successione o una tassa sulle transazioni in borsa. Inoltre vuole ridurre temporaneamente la quota della Confederazione, che attualmente si fa carico del 20,2% delle spese dell’AVS, per non appesantire le finanze federali.

Un aumento indolore dei contributi
L’Unione sindacale svizzera (USS), che ha lanciato l’iniziativa il 13e rendita, si compiace che il Consiglio federale voglia agire rapidamente. Preferisce chiaramente la prima variante. Secondo lei, l’aumento dei contributi dei dipendenti è la misura migliore dal punto di vista sociale, poiché i redditi alti contribuiscono più dei redditi bassi. Inoltre, pensa che sarà indolore per la popolazione, dato che negli ultimi tempi altri contributi sono diminuiti.
Tuttavia, l’USS non lancerà un referendum contro un possibile aumento dell’Iva, anche se colpisse indiscriminatamente tutte le classi sociali. «Secondo i nostri calcoli rimarrebbe sopportabile per le famiglie», confida Gabriela Medici, prima vicesegretaria dell’Uss. Il problema di questo provvedimento è soprattutto che è più difficile da attuare, perché richiede un voto popolare, con doppia maggioranza, per modificare la Costituzione. Per quanto riguarda le altre possibilità di finanziamento scartate dal Consiglio federale, l’USS ritiene che non garantirebbero entrate sufficientemente stabili a lungo termine.
D’altro canto, la riduzione del contributo della Confederazione è considerata inaccettabile dal sindacato ombrello, che rifiuta di discostarsi dal principio “chi ordina paga”. L’USS propone, per ridurre la fattura, che paghino anche i Cantoni, visto che il 13e la rendita fornirà loro entrate aggiuntive.

Scarico frontale a destra
Per il momento è a destra che le proposte del Consiglio federale vengono respinte più direttamente. La DLR si oppone a quelle che considera nuove tasse e vuole invece incoraggiare la continuazione del lavoro dopo l’età pensionabile, su base volontaria. Da parte sua, la Commissione della previdenza sociale e della sanità pubblica del Consiglio nazionale (CSSS-N) ha già respinto il progetto sottoposto a consultazione all’inizio di maggio. La sua maggioranza ritiene che la questione del finanziamento dei 13e La rendita dovrà essere pagata alla prossima revisione dell’AVS.
Il Partito socialista accusa la destra di non accettare i risultati delle urne. Per lui silurare i suoi finanziamenti significherebbe rinunciare al 13e rendita. Tuttavia, sottolinea che la sua attuazione è urgente, perché gli affitti e i premi delle casse malati continuano ad aumentare. “Non è accettabile che il campo borghese indebolisca l’AVS per poi aumentare l’età pensionabile contro la volontà del popolo”, dichiara la vicepresidente del PS svizzero Valérie Piller Carrard.

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