Lo studio del Ministero della Salute si concentra sui 17 milioni di persone che in Francia ricevono una pensione di vecchiaia di base. Con l’invecchiamento della popolazione, questo numero aumenta dell’1% all’anno.
La maggioranza dei pensionati sono donne, pari al 53%, e la loro pensione è inferiore del 38% a quella degli uomini. Questo divario può essere spiegato perché più spesso hanno interrotto la carriera, perché hanno lavorato part-time, ma anche perché hanno ricoperto posizioni e svolto lavori meno apprezzati e retribuiti rispetto agli uomini. In totale ricevono in media 1.268 euro al mese, contro i 2.050 euro al mese degli uomini.
Il confronto tra redditi tra pensionati e lavoratori è spesso dibattuto, soprattutto in questo momento. Secondo lo studio, il tenore di vita dei pensionati è leggermente superiore a quello dei lavoratori, perché più spesso sono proprietari della propria casa. Attenzione, stiamo parlando del tenore di vita, che comprende il patrimonio, ma anche la composizione dei nuclei familiari e dei figli a carico. Il tenore di vita mediano dei pensionati, cioè di chi divide la popolazione dei nostri anziani in due parti uguali, ammonta a 1.970 euro al mese, contro i 1.930 euro del resto della popolazione. È ancora molto vicino.
Ma lo studio rileva che, negli ultimi dieci anni, il potere d’acquisto dei pensionati è andato diminuendo. Oggi, il 10% dei pensionati vive al di sotto della soglia di povertà, rispetto al 14,5% della popolazione generale e a oltre il 20% dei minori di 18 anni.
Lo studio mostra anche differenze riguardo all’età pensionabile. In media, le donne lavorano 8 mesi più tardi degli uomini, perché vanno in pensione a 63 anni, rispetto ai 62 anni e 4 mesi degli uomini, dati che risalgono al 2022. Anche in questo caso ciò è dovuto a percorsi di carriera più lunghi intervallati dalle donne perché hanno meno accesso ai sistemi di carriera lunga. Queste misure che consentono di uscire prima con lo stipendio pieno, quando si inizia da giovani a svolgere lavori difficili, riguardano soprattutto l’industria, un settore in cui ci sono meno donne.
Ma questi divari tra uomini e donne si riducono gradualmente nel corso delle generazioni. E con le riforme se ne andranno tutti un po’ più tardi. Lo studio evidenzia che, da quando la riforma di Nicolas Sarkozy del 2010 ha innalzato l'età di inizio nel settore privato da 60 a 62 anni, si lavora in media 2 anni e 2 mesi in più. E con la riforma del 2014, e quella del 2023, continueremo a partire anche dopo.