Scioperi episodici, alcuni punti caldi come il quartiere della Gare e una posizione geografica nel cuore dell’Europa che invita alla vigilanza. Da diversi anni il Lussemburgo teme l’aumento dell’insicurezza, in un contesto di traffico di droga. Reputato sicuro e generalmente meno preoccupato rispetto ai suoi vicini dall’eccesso di violenza, il Granducato corre il rischio di diventare “un centro di traffici”.
Parole che potrebbero sorprendere, ma che provengono da un riferimento della criminologia, il francese Alain Bauer, lo scorso gennaio. Il professore ha accettato di specificarli per L’essenziale: “Come tutti i paesi con diversi confini, noti per la loro ‘flessibilità fiscale’, il Lussemburgo starebbe diventando questo hub. Questi ultimi vanno dal riciclaggio di denaro alle retrovie della criminalità organizzata, quando non è interessata dalle operazioni”.
Per legittimare le sue scoperte, il criminologo, 62 anni, si affida «agli elementi forniti dall’Europol e dalla polizia granducale». Un documento dell’Agenzia europea di polizia cita le reti criminali come “la più grande minaccia alla sicurezza interna dell’Unione europea”. Al crocevia dell’Europa, tra Belgio, Francia e Germania, il Lussemburgo è da molti anni un paese di transito per il traffico di droga.
Una specificità che si avverte solo in modo intermittente sul mercato interno (3.129 reati legati alla droga nel 2023), ma la posta in gioco è altrove. Durante il triste episodio di Villerupt dello scorso anno, la vicinanza del confine lussemburghese era considerata un elemento centrale.
Bauer mira soprattutto ad una certa opacità sulla piazza finanziaria: “Dobbiamo ammettere la realtà della minaccia criminale, non solo da parte dei narcotrafficanti, ma anche quella derivante dalla putrefazione del denaro sporco, più o meno, proveniente da frode fiscale, retrocommissione e riciclaggio di denaro. Il denaro proveniente dalla criminalità utilizza gli stessi canali dell’ottimizzazione fiscale. Nessuno ne esce indenne”.
La crescita o meno di questo temuto hub dipenderà in parte dalla capacità del Lussemburgo “di mobilitarsi contro il riciclaggio di denaro”. Perché anche il sistema giudiziario lussemburghese soffre di lentezza in questo ambito, ritiene lo specialista, citando il giudice francese Renaud Van Ruymbeke, recentemente scomparso: “Il Lussemburgo è uno dei tre paesi – con Svizzera e Liechtenstein – a mantenere questo sistema di ricorso che consente la cooperazione e quindi le indagini vanno rallentate. I magistrati non possono farci niente, sono vincolati alla legge.
L’altra incognita consisterà nell’osservare attentamente le possibili delocalizzazioni dei narcotrafficanti, mentre i porti di arrivo delle merci prodotte e trasportate dai cartelli sudamericani si trovano ad Anversa e Rotterdam, a poche centinaia di chilometri dal Granducato.
Dobbiamo temere un cambiamento, come hanno riferito i magistrati messicani alle autorità francesi? “Per il momento il vicino più maltrattato del Lussemburgo è il Belgio, e più lontano i Paesi Bassi”, conclude Alain Bauer.
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