AC Cobra: il capolavoro inguidabile

AC Cobra: il capolavoro inguidabile
AC Cobra: il capolavoro inguidabile
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Era un ragazzo curioso, una di quelle persone implacabili che ha costruito la sua carriera in solitaria, non con le grandi Case, ma sempre al loro fianco, per il meglio. Caroll Shelby era una di queste, una brava tuttofare, almeno di tutto ciò che va veloce, al punto da firmare alcuni capolavori con la Ford (GT 40, Shelby GT 350).

Ma l’ex pilota istruttore dell’aeronautica americana, ex trasportatore stradale ed ex operatore petrolifero (da buon texano quale era) creò anche uno di questi UFO che hanno resistito alla prova del tempo e del secolo dell’automobile: l’AC Cobra, ma non partendo da un foglio bianco. Siamo all’inizio degli anni ’60, e il pilota che vanta ancora un magnifico palmares, da Le Mans alla F1, dall’Aston alla Ferrari passando per Maserati, mette giù il casco, ma non il gusto per la competizione: va a costruire automobili. Ma lui cerca l’alleanza perfetta: quella dei grandi motori americani con i piccoli e leggeri telai inglesi, con un’idea fissa: battere la Ferrari.

Un’auto leggera e un motore potente

La sua ricerca arriva al momento giusto. Il piccolo produttore inglese Ac, che assembla una roadster dotata di motore Bristol, vede quest’ultimo abbandonarlo. I fratelli Hurlock, proprietari del piccolo marchio, si ritrovarono soli, con il loro bel telaio che pesava meno di una tonnellata. Shelby poi offre loro una Affare : compra loro delle auto senza motore, e le doterà di una Chevrolet V8: la garanzia di un’auto leggera e potente, che vincerà tutto e che peserà 200 kg meno di una Ferrari. Banca.

Nella notte prima dell’arrivo della barca con i primi AC, Shelby sogna un serpente, un cobra. È certamente una leggenda, ma il nome dell’auto è ovvio. Solo che non sarà equipaggiata con il V8 della Corvette. Shelby cambia tono. La Shelby Cobra abbandona il motore Chevy in favore di un altro 8 cilindri: il nuovissimo monoblocco appena sviluppato da Ford e con la benedizione del suo vecchio amico Lee Iaccoca, capo della Ford, Shelby ottenne il motore V8 260-CID e si mise al lavoro nelle sue officine californiane.

Il 427 al vertice della linea Cobra. Per i cinquant’anni dalla sua creazione nel 1965, Shelby ha ricostruito cinquanta esemplari.

Un’altra leggenda, altrettanto tenace, narra che non appena fu assemblata la prima AC Cobra, Carroll Shelby si mise al volante per cercare una Corvette per le strade di Los Angeles, proprio per correre e dimostrargli che la sua vettura era più efficiente di quella la Chevrolet. Una prova su strada per un’auto da competizione? Ricordiamo che siamo nel 1962, in California, in un’epoca in cui quasi tutto ciò che rotolava poteva davvero rotolare.

La vettura venne quindi completata, o quasi, e durante la stessa primavera del 62, venne presentata al salone dell’auto di New York. Immediatamente partecipò alle prime gare. Ma anche secondo l’opinione dei piloti è inguidabile. Lo sterzo impreciso, i freni a tamburo inutili e il telaio non proprio progettato per tanta potenza, hanno trasformato la macchina in uno scooter. C’è da dire che con 917 kg e 260 cavalli i suoi piloti hanno parecchio da tenersi occupati.

Inoltre, le vendite non decollano. Ad ogni test effettuato dalla stampa, la Casa ridipingeva l’unica Cobra esistente per far credere ai giornalisti che ogni volta si trattava di un’auto diversa.

Un’auto quasi guidabile

Il successo è assente per gli abbonati. Ma Carroll Shelby persistette e sviluppò continuamente la sua vettura, fino alla leggendaria 427 del 1965 che sarebbe stata l’apice della dinastia Cobra. Quella che si chiamava così perché pesava 427 pollici cubi, ovvero 7 litri, sviluppava fino a 485 cavalli per un peso di appena 1.147 kg, ma con freni a disco, carreggiate allargate e sterzo degno di questo nome. Un’auto quasi guidabile. E tutto sommato un successo per una macchina del genere.

In tutto furono prodotte quasi 1.000 Cobra, ma Carroll Shelby, che amava la sua creazione più di ogni altra cosa, volle prolungare il mito ben dopo che la produzione originale si fermò nel 1966. Fino agli anni ’90, quella che divenne la Shelby Cobra sarà replicata, spesso con il consenso del capo stesso. Morì nel 2012, non senza aver lasciato il suo nome a strade, musei e perfino a una scuola di ingegneria. Una bella rivincita per chi non ha potuto completare gli studi a causa della Seconda Guerra Mondiale.

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