anche la Corte dei conti europea non ci crede

anche la Corte dei conti europea non ci crede
Descriptive text here
-

Secondo un rapporto della Corte dei conti europea, le tre condizioni necessarie per fermare le vendite di nuove auto termiche nel 2035 non sono soddisfatte.

Più passa il tempo, più ci chiediamo se la scadenza del 2035 e la fine delle vendite delle nuove auto termiche in Europa saranno sostenibili.

Lo ha infatti evidenziato un recente rapporto della Corte dei conti europea gli ostacoli che l’Unione Europea deve affrontare nel suo tentativo di raggiungere l’obiettivo di zero emissioni di gas serra dalle nuove auto entro il 2035. Secondo questa analisi, le condizioni necessarie per raggiungere questo obiettivo non sono soddisfatte, sollevando quindi preoccupazioni sulla fattibilità di questa decisione. Un intero programma.

Quali sono le tre aree identificate come problematiche?

Una delle principali sfide individuate dal rapporto è è il ritardo nella riduzione delle emissioni di CO22 auto a motore termico, siano esse a benzina o diesel. Sebbene siano state messe in atto normative per regolamentare queste emissioni, la loro efficacia è stata messa in dubbio. I dati lo dimostrano le emissioni delle nuove auto hanno iniziato a diminuire solo nel 2020, più di un decennio dopo l’entrata in vigore delle prime norme. Lo sottolinea Nikolaos Milionis, uno degli autori del rapporto la maggior parte delle attuali auto termiche emettono ancora la stessa quantità di CO2 rispetto a dodici anni fa, nonostante le ambizioni e le richieste rigorose.
Il secondo asse individuato dalla Corte dei conti europea è lo sviluppo di carburanti alternativi come i biocarburanti, i carburanti sintetici e l’idrogeno. Tuttavia, il rapporto evidenzia la mancanza di una tabella di marcia chiara e stabile per risolvere i problemi a lungo termine del settore. Domande come la disponibilità di carburante, i costi e le considerazioni ambientali rimangono senza risposte chiare, ostacolando il progresso verso una transizione energetica sostenibile.
Il terzo percorso verso l’azzeramento delle emissioni di gas serra per le nuove auto è lo sviluppo dei veicoli elettrici. Tuttavia, l’UE si trova ad affrontare sfide significative in termini di competitività in questo settore, in particolare nella produzione di batterie. Nonostante il significativo sostegno pubblico, l’industria europea delle batterie rimane in ritardo, con meno del 10% della capacità produttiva globale basata in Europa. La Cina detiene una quota schiacciante del 76% della capacità di produzione globale di batterieche evidenzia l’urgente necessità che l’UE migliori la propria competitività in questo settore.

La fine delle auto termiche in Europa, un’utopia per il legislatore?

L’altro grave problema individuato dal rapporto, è l’estrema dipendenza dell’Europa dalle importazioni di materie prime necessarie per la produzione di batterie, provenienti da paesi terzi. Questa dipendenza presenta rischi geopolitici per l’autonomia strategica dell’Europa, nonché preoccupazioni per le condizioni sociali e ambientali in cui queste materie prime vengono estratte. Ad esempio, l’Europa importa la stragrande maggioranza del litio grezzo dall’Australia, del manganese dal Sud Africa e dal Gabon, del cobalto dalla Repubblica Democratica del Congo e della grafite dalla Cina.

Anche se i produttori si stanno accordando con l’obiettivo di offrire in Europa una gamma di auto 100% elettriche (alcuni annunciano addirittura tempistiche più ambiziose), Da diversi mesi, però, notiamo alcune riserve da parte di alcuniin particolare presso Mercedes o Stellantis che sostengono “osservare la situazione con interesse” in modo da “prendere le decisioni giuste”.

-

NEXT Una donna svizzera si ritrova tra lenzuola sporche, macchiate di sperma