Pierre Moscovici scettico sul ritorno del deficit sotto il 3% nel 2027

Pierre Moscovici scettico sul ritorno del deficit sotto il 3% nel 2027
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      deficit
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Invitato a Franceinfo, il primo presidente della Corte dei conti ha indicato che il raggiungimento di questo obiettivo comporterà tagli di bilancio pari a 110 miliardi di euro.

Un diverbio tra due ex inquilini di Bercy. Nel suo discorso di accettazione di giovedì, Bruno Le Maire ha ribadito l'obiettivo di portare il deficit pubblico sotto il 3% del PIL entro il 2027. Invitato al microfono di Franceinfo il giorno dopo, Pierre Moscovici ha espresso il suo disaccordo su questo argomento: “Penso che non possiamo e non dobbiamo farlo perché partiamo dal 5,6%. Se lo avessimo detto nel 2022, la curva non sarebbe stata troppo ripida. Ora, se partiamo dal 5,6% per arrivare al 3% in due anni, dovremmo fare più di 110 miliardi di euro di tagli”.

“110 miliardi di tagli non funzionano politicamente, danneggiano socialmente e non sono intelligenti dal punto di vista economico”.

Il primo presidente della Corte dei conti ritiene che tagli di tale portata sarebbero in realtà controproducenti: “Se si sottraggono ogni anno decine di miliardi di euro ai consumi, si rallenta la crescita e si è costretti a fare ancora più risparmi perché le entrate sono meno buone, quindi è meglio dire la verità: faremo fatica a farlo prima del 2029”. D’altro canto, chiede al governo di presentare alla Commissione europea percorsi di riforme e azioni per giustificare la concessione alla Francia di una dilazione per rimettersi in carreggiata.

Rivedere la politica di apprendistato come un modo per risparmiare denaro

Senza cambiamenti di politica, il deficit pubblico francese potrebbe salire al 5,6% del PIL nel 2024 e aumentare al 6,2% l'anno prossimo. Secondo Pierre Moscovici, ciò si tradurrebbe in un debito pubblico che aumenterebbe dal 110% del PIL al 124% di esso nel 2027.

“In termini concreti, toccheremmo i 3.800 miliardi di euro di debito e ciò significa che dovremmo rimborsare più di 80 miliardi di euro ogni anno per finanziare questo debito e i tassi di interesse che ne conseguono”, sottolinea il magistrato. Ciò ha delle conseguenze perché dobbiamo investire nei servizi pubblici, combattere il riscaldamento globale, preservare il sistema educativo e migliorarlo, dobbiamo investire nella ricerca, nell’innovazione e nella transizione digitale”.

“Come vuoi investire se usi 80 o 85 miliardi di euro per ripagare il debito? Non c’è spesa pubblica più stupida di questa: è la più inutile che ci sia.”

Il primo presidente della Corte dei conti chiede quindi di ristabilire la situazione delle finanze pubbliche senza invocare l'austerità ma risparmiando sulla spesa. “Quando abbiamo il 57% del PIL destinato alla spesa pubblica, ci sono possibili fonti di risparmio senza degradare il servizio pubblico”, insiste, citando la riduzione della portata degli aiuti all'apprendistato “alle fasce più svantaggiate e/o ai titolari di diploma di maturità e di PAC” che porterebbe qualche miliardo di euro.

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